Rafail Georgiev è un giovane scultore bulgaro. Ha iniziato molto presto a essere un «piccolo homo faber», come si è definito lui stesso. A solo 4-5 anni suo padre, artista, gli dava dei pezzi di argilla e Rafail passava ore e ore a modellarla, alcuni di questi lavori suo padre ancora li conserva nel suo studio… Quest’anno questo piccolo genio dell’Arte ha esposto alla Biennale de Sologne in Francia, oltre a partecipare a vari festival e mostre internazionali in Italia, Germania, Bolgaria, Israele.
La passione per la manualità artistica l’ha portato, da ragazzo, a frequentare prima l’Accademia di Sofia, dove ha studiato per cinque anni, e poi all’Accademia delle Arti di Roma per altri tre anni. Durante la sua specializzazione a Roma Rafail ha iniziato a lavorare con la pietra, materiale che ora preferisce insieme al legno, al ferro e al bronzo. Materiali che molto lo accomunano con l’Arte Povera italiana, con la quale condivide anche l’uso degli archetipi, argomento che approfondirò più avanti.
Nato da una famiglia di artisti, Rafail Georgiev è una persona curiosa ed è proprio questa curiosità alla base della sua Arte: il suo desiderio è quello di scoprire ed esprimere i fenomeni attraverso essa. Quando lavora si lascia ispirare dalla vita stessa cercando di capire la contemporaneità attraverso gli archetipi dell’umanità, ad esempio l’origine degli esseri umani, i fenomeni religiosi, il mistero della creazione. Le sue sono opere molto interessanti, concettuali, a grandezza monumentale e composte da forme architettoniche che l’artista ha iniziato a sviluppare in questi ultimi anni. Rafail stesso afferma che «l’architettura archetipica è una delle cose a cui mi ispiro per questi lavori concettuali».
Il giovane artista non segue la moda dell’arte contemporanea ma spiega che le sue opere sono modellate, scavate dalla pietra e in un certo senso hanno la tradizione all’interno di sé; prima della realizzazione, però, hanno una spinta verso il concettuale perché Rafail parte sempre da un’idea o da un mito che lo porta al compimento dell’oggetto attraverso un processo scultoreo. Secondo lui, e io concordo, non esistono delle regole su come fare arte e la curiosità dell’artista e importante quanto il talento.
I suoi sono lavori decisamente da vedere, non da raccontare.
«Sinceramente credo di essere ancora all’inizio del mio percorso artistico e sono molto curioso per il futuro dell’Arte e certamente per il futuro nel mio piccolo».
Ilaria Berto
[Immagini concesse da Rafail Georgiev, informazioni e citazioni ottenute dall’artista stesso]