“Mi racconti ancora di quel giorno in cui tu e papà vi siete conosciuti, mamma?”
Ho posto in moltissime occasioni questa domanda. Non mi stancavo mai di riascoltare la loro storia d’amore; l’inizio, le sensazioni, le incertezze, il suo crescere. Certo, in quei lontani anni ’80 era tutto diverso, sicuramente più suggestiva la storia da raccontare.
Quando penso che potrebbe essermi rivolta questa domanda – in un giorno molto lontano – mi sale un brivido.
“Ci siamo scritti su facebook la prima volta”.
“Ha notato una mia foto su instagram e ha iniziato a “seguirmi”.
“Mi ha aggiunta su linkedin tramite contatti lavorativi simili, poi è scoppiato l’amore quando ci siamo scambiati vari messaggi su whatsapp”.
Questo è quello che racconteremo ai nostri figli, davvero?
Si tende ancora a pensare che la tecnica sia uno strumento nelle mani dell’uomo invece è diventato il soggetto della storia e l’uomo è solo un funzionario dei suoi apparati tecnici.
Umberto Galimberti
Non voglio generalizzare, ci mancherebbe: fortunatamente esistono ancora i ragazzi d’un tempo che ti regalano un fiore o che, più o meno timidamente, tentano un approccio inaspettato. Così come il mondo è ancora pieno di ragazze capaci di arrossire ad un complimento o che non vogliono soltanto essere corteggiate tramite più di un “mi piace”.
Tuttavia, queste situazioni non rappresentano la regola, ma le cosiddette “eccezioni”.
Secondo Galimberti l’umanità, infatti, compie azioni
senza finalità, perché la tecnica tende solo al suo auto potenziamento non ha in vista scopi che migliorino la condizione di vita umana o tantomeno la felicità.
La prassi è vedere una foto o notare una persona, contattarla tramite il web (così, per rompere il ghiaccio senza guardarsi negli occhi), scambiarsi qualche battuta su whatsapp controllando le visualizzazioni e quant’altro e, infine, dopo aver studiato ogni lato dei suoi profili presenti nei vari social, incontrarla di persona.
L’impatto non conta più di tanto: in noi è presente prevalentemente l’immagine delle foto viste su instagram rispetto a quella che ci si proietta davanti. Dopo aver chattato tanto resta poco da dirsi; dopo aver letto quali sono gli interessi tra le informazioni principali, non se ne hanno più da chiedere. Si biascicano discorsi più o meno di convenienza, senza che l’interesse esploda davvero.
Perché, è già tutto chiaro.
Come nel migliore dei negozi, osservi la vetrina, entri e controlli che merce offre. Controlli con attenzione la provenienza, l’apparenza, ne valuti i lati positivi e negativi. Soltanto alla fine, decidi. Valuti il prodotto che può sembrarti più adatto a ciò che cerchi e il gioco è fatto. La tua scelta si è indirizzata verso quello che è più sicuro nella resa, l’ignoto ormai non esiste più, perché
La tecnica è l’essenza dell’uomo. Gli uomini non hanno istinti. E non hanno un codice di comportamento predefinito come quello degli animali. In realtà, gli uomini riescono a vivere solo grazie alle proprie capacità tecniche. Oggi la tecnica è diventata elefantiaca. È una faccenda enorme. Si è avuto un aumento quantitativo della tecnica. E tutto ciò ha determinato anche una variazione qualitativa.
Umberto galimberti
Ma ci si innamora davvero di tutto questo o, nonostante tutto, siamo ancora affascinati da ciò che è reale?
Viviamo in un mondo in cui siamo abituati a camminare con il cellulare in mano e a “postare” sui social network qualsiasi cosa ci renda tristi o felici; io credo che niente rimanga autentico come l’innamorarsi di ciò che è reale.
Si “chatta” con le persone senza sentirne la loro voce, senza captare il tono che usano, senza vedere dove guardano gli occhi del nostro interlocutore.
Immaginate invece una serata fuori, in cui notate una persona che vi colpisce; magari non ci dialogherete nemmeno, ma sarà lì davanti a voi. Noterete l’intensità dei suoi sguardi, sentirete il modo in cui parla, riuscirete perfino a credere al “colpo di fulmine”. Quello al vivo però, che non ti dà il tempo di realizzare né di essere studiato o analizzato. Quello che ti coglie di sorpresa senza una spiegazione da dare in più.
Cos’è un “ti amo” scritto in un messaggio rispetto a quello sentito sussurrare all’orecchio, dopo una serata passata ad essere voi stesse con la persona che vi rende felici?
Ci si innamora dell’emozione di un momento piuttosto che di una vita, ci si innamora della realtà.
Camminando per le strade mettendo il vostro telefonino in tasca, dialogando durante una cena tra amici con cui condividete i vostri interessi, toccando una mano che vi piace più delle altre.
Mondo reale e mondo virtuale. Apparentemente così vicini e immediati tra loro, in verità rischiano di allontanarsi sempre di più. Anzi, di allontanarci.
Dall’emozione, dal poter toccare con mano le sensazioni.
Spegnendo una volta al giorno il telefono forse noterete qualcosa di cui non vi eravate mai accorti fino a quel momento. Parlando con uno sconosciuto per strada coglierete la voce che vi piace o non vi piace. Sentirete più musiche nascoste, guarderete più persone inosservate, coglierete più particolari in grado di arricchire le vostre conoscenze.
E vi saprete stupire di una vita che non avevate considerato; non dico sarà migliore o peggiore, ma sicuramente, vivrà di pari passo a voi.
Cecilia Coletta
[Immagini tratte da Google Immagini]