10 luglio 2014 Elena Casagrande

Il potere dell’immaginazione

Provate a pensare a quante volte vi ritrovate, nelle più diverse condizioni, ad abbandonare per un istante quello che state facendo per immaginarvi in altre situazioni, luoghi e tempi che rispecchiano perfettamente i vostri desideri, bisogni e voleri.

Chi disteso a letto, chi seduto in una scrivania di ufficio, chi su un banco di scuola o chi di fronte ad un paesaggio, si ritrova sospeso in una nuova dimensione frutto della propria immaginazione.

Riuscite a pensare ad un’esistenza priva della capacità di immaginazione? Privi di quella facoltà di proiettarvi in mondi diversi e alternativi, di situarvi nei luoghi che più desiderate ma nei quali non potete essere, di vivere con le persone che più amate ma dalle quali siete separati, di vedere realizzati i vostri più grandi progetti e obiettivi e sentirvi così pienamente felici?

Sul ruolo dell’immaginazione e sulla sua definizione si è sempre dibattuto in tutto il corso della storia della filosofia. A partire da Aristotele l’immaginazione è “un movimento prodotto dalla sensazione in atto”, l’immaginazione cioè diventa parte del processo conoscitivo poiché essa contribuisce al formarsi concreto dell’immagine collegata all’oggetto percepito secondo dati sensibili propri o dati sensibili accidentali. Quando i dati sensibili sono assenti prevalgono le immagini sotto la forma di visioni, come accede nei sogni.

Sarà poi Kant ai riprendere la teoria aristotelica della capacità conoscitiva dell’immaginazione distinguendo però due diverse tipologie di immaginazione: quella riproduttiva intesa come capacità di far riaffiorare ricordi superflui, e l’immaginazione produttiva che coincide con le stesse facoltà conoscitive.

Nel novecento la questione dell’immaginazione verrà ampiamente approfondita da Jean Paul Sartre per il quale essa acquisisce un potere “irrealizzante” nei confronti delle cose, tale che “attraverso essa si realizza la capacità della coscienza di andare oltre la materialità e quindi di esprimere la propria libertà. L’immaginazione si rivela così come

un atto magico, opposto alla percezione, atto costituente, isolante ed annullante, destinato a far apparire l’oggetto pensato, la cosa desiderata, in modo che se ne possa prender possesso

Pur essendo stato influenzato dai surrealisti, Sartre giunge a negare il potere dell’immaginazione sul reale, in totale opposizione con la posizione surrealista, per la quale l’immaginazione rappresenta invece ciò che si oppone alla razionalità logica, alla certezza della scienza e delle percezioni, alla realtà delle cose quotidiane che ingabbiano l’immaginario in leggi che riducono l’uomo incatenato alla ripetitività dei suoi atti.

Per i surrealisti l’immaginazione acquista il proprio potere nel manifestarsi come libertà, la quale rende all’uomo la proprio umanità e la felicità intrinseca al vivere, come quel “raggio invisibile” che svela al di sotto del reale, il “surreale”.

La visione, dunque, “ è libera di percepire ciò che vuole, la coscienza di conferire agli oggetti il senso che essa sceglie

F. Alquié

Non dobbiamo dunque considerare l’immaginario come “irreale” quanto piuttosto un sistema di possibili animati nella loro stessa ricchezza rappresentativa.

A partire dalla seconda metà del secolo fino ad oggi l’immaginazione acquisisce sempre di più un ruolo di primo piano in un contesto del tutto mutato, dove la stessa concezione dell’uomo e il suo approccio al mondo cominciano a mutare.

La realtà, intesa come ciò che è vero, perde progressivamente significato, fino a diventare preclusa al soggetto, il quale si ritrova a dover costruire o condividere con gli altri un unico senso piuttosto che cercarlo. Per Lacan la “scomparsa del reale” dà luogo ad un vuoto di senso che può essere riempito esclusivamente dalle costruzioni artificiali dell’immaginazione che si traduce in immaginario simbolico.

Oggi nell’era della tecnologia, delle dinamiche di massificazione ed omologazione, conseguenza del capitalismo e del consumismo imperante, la realtà sembra identificarsi e confondersi con la ragione, innalzata a forma mentis standardizzata che non prevede altre vie alternative di esperienza ed esistenza.

Il sistema alienante della tecno-burocrazia oggi possiede la capacità di ‘razionalizzare’ qualsiasi cosa inserendo l’individuo in un sistema prestabilito basato sulle regole di mercato, sistema che però non è più in grado di creare e offrire agli individui nuove possibilità di essere, ecco che occorre trascendere questo sistema e affidarsi all’immaginazione, quale unico sistema per liberarsi dai condizionamenti mentali e fisici, e per riacquisire quel senso e significato ultimo dell’esistenza andato perduto.

L’immaginazione oggi si configura come quel potere che tutti gli esseri umani hanno di rivestire il mondo di significato, ovunque le persone hanno il potere di interpretare le proprie esperienze a prescindere dal sistema politico-sociale vigente,

il credere nel proprio potere di rivestire il mondo di significato e nell’adeguatezza della propria conoscenza al fine di comprendere e di agire sulla propria esperienza sono caratteristiche essenziali di ogni autoidentità umana

Hoyt Alverson.

L’immaginazione quale forza di resistenza alle influenze esterne, è quella facoltà espressione della creatività umana e della ricchezza individuale.

L’immaginazione è l’aquilone più alto su cui si possa volare.

Lauren Bacall

Elena Casagrande

[immagini tratte da Google Immagini]

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