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Il tempo per i giovani

Passo tratto dalla tesi Il tempo nella sofferenza di Valeria Genova, relatore Fabrizio Turoldo

(riferimenti a Galimberti Umberto, L’ospite inquietante – Crespi Franco, Tempo vola)

L’uomo spesso si è illuso di poter dominare il tempo misurandolo, ma questa strategia non ha fatto altro che scandire maggiormente i limiti dell’essere umano dinanzi all’eternità: non è più sereno perché tutto ha cominciato a velocizzarsi, il tempo non ha più l’ambito del vissuto, ovvero non è più un tempo soggettivo che accompagna la vita di ogni individuo ma è l’uomo che deve stargli dietro perché oramai il tempo è diventato indifferente verso tutto e tutti.

Quelli che ne pagano maggiormente le conseguenze sono i giovani, a causa dell’accelerazione del mutamento sociale e dei processi di forte differenziazione propri della modernità che li portano a celare una fragilità ed una vulnerabilità emotiva pesanti. Questa sofferenza profonda, diffusa tra le giovani generazioni, è causata principalmente dal nichilismo valoriale che porta ad un senso di insicurezza e precarietà.

La crisi della società odierna, specialmente penetrata tra i giovani, può essere vista come causata dal cambiamento di prospettiva nei riguardi del futuro: si è passati dal futuro- promessa al futuro-minaccia e questo ha generato il senso di irrequietezza, di insensatezza tra i giovani.

Il futuro visto come minaccia si è imposto sempre più nella concezione giovanile riguardante il tempo; questo ha generato un continuo processo di demotivazione che ha portato a un aumento di asocialità, di chiusura in sé stessi. Si afferma l’importanza del presente, della vita giorno per giorno, senza preoccuparsi di quello che potrà accadere domani, perché anche volendo la società di oggi non lo permette; tutto questo è nato con l’avvento della tecnica che ha chiuso le porte del futuro, rendendolo incerto e indefinito.
I giovani d’oggi affrontano ogni tappa della vita in modo utilitaristico, nel senso che pensano alla gratificazione presente, senza più impostare obiettivi futuri; anche i rapporti personali sono frutto di accordi funzionali tra gli individui per un benessere momentaneo; è diventato difficile, in questa società, instaurare rapporti sinceri con le altre persone e questo è molto evidente tra i giovani contemporanei, sempre più soli perché la società odierna ha affermato l‘individualismo, dove ognuno lavora e agisce per sé stesso, ognuno affronta le situazioni della vita a seconda del suo benessere senza pensare minimamente a quello comune.
Oggi i giovani non sanno più rispondere alla domanda chi sono? perché non hanno più certezze, quindi non esistono più risposte inequivocabili, l’indeterminatezza sta dilagando nella nostra società contemporanea. Da qui nasce il disagio della civiltà di cui ci parla anche Freud, secondo cui questo è generato dall’impossibilità per l’uomo di esprimere liberamente le proprie pulsioni sessuali, divieto imposto dalla società per un vivere civile.

Cosa fanno, allora, le nuove generazioni per uscire da questo stato di sonno e di omologazione?

Cercano altre vie d’uscita, spesso estreme; trovano conforto nella droga, nel fumo, nell’alcool, pensano di poter superare i limiti dell’insensatezza attraverso gesti estremi, l’omicidio o il suicidio, perché così, forse, qualcuno si ricorderà di loro. È la paura dell’anonimato, l’angoscia di non sapere cosa ne sarà di loro domani che spinge i giovani a provare nuove emozioni.

Quella di oggi è una generazione, oserei dire, ’autistica’, perché manca la concezione del futuro, la capacità di relazionarsi con l’altro e il mondo esterno è come se non esistesse, ne viene creato uno parallelo, completamente inventato in sostituzione di quello reale che non si è in grado di percepire; inoltre il giovane è divorato dall’apatia, da malessere e disinteresse diffusi, insofferenza e mancanza di appartenenza a un gruppo di relazione.
Come ipotesi di soluzione occorrerebbe risvegliare nei giovani le loro speranze assopite, i segreti della loro anima che nemmeno loro conoscono: la loro espansività nel senso di pienezza, potenza, accelerazione della vita, in quel turbinio di esperienze positive, di errori, di riparazioni, di cadute e riprese che fanno parte di una vita ricca, o per lo meno normale; i Greci, a questo proposito, parlavano dell’ arte del vivere bene, ovvero del vivere secondo virtù, dove questa rappresenta le capacità dell’uomo: i giovani di oggi dovrebbero imparare a vivere proprio dai Greci, mettendo a frutto le loro capacità e potenzialità .

Si intuisce, dunque, come tra i giovani il presente acquisisca centralità nel vissuto di ciascun individuo; la temporalità si basa, ora, esclusivamente sulla sfera del presente, mentre passato e futuro perdono spessore.

Valeria Genova

[Immagini tratte da Google Immagini]

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