11 novembre 2014 Ilaria Berto

Maurizio Cattelan (Padova, 1960)

A dire il vero non volevo dire niente di preciso, volevo solo prendere in mano il mio destino, nel bene e nel male.

Cavalli sospesi nel vuoto, Giovanni Paolo II abbattuto da una meteorite, bambini impiccati, un enorme dito medio alzato in Piazza Borsa a Milano. Le sue opere spiazzano, inorridiscono o vengono idolatrate. Ma chi è davvero Maurizio Cattelan? L’autore di opere che finiranno nei nostri libri di storia o un eccentrico personaggio che si diverte a scandalizzare?

Al momento è il più quotato fra gli artisti italiani viventi, sebbene lui non abbia mai studiato arte. Nato a Padova nel 1960, ha passato un’infanzia difficile e a causa della malattia che colpì sua madre iniziò a lavorare a diciassette anni. Lavori di ogni tipo, addirittura prima di mollare tutto e dedicarsi all’arte si trovava in obitorio. Maurizio Cattelan era un ragazzo difficile, diventato artista per smettere di lavorare. Jonathan P. Binstock, curatore d’arte contemporanea, lo ha definito come uno dei più grandi artisti post-duchampiani e un furbacchione, anche. È famoso per non dire mai la verità su di sé, addirittura qualche anno fa nella pagina Wikipedia a lui dedicata si trovava scritto che aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti.

Cattelan comincia la sua carriera a Forlì, negli anni ottanta, collaborando con alcuni artisti del luogo ma il suo vero debutto si ha nel 1991, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove presenta Stadium 1991: un lunghissimo tavolo da calcetto con undici giocatori senegalesi e altrettanti scelti tra le riserve del Cesena. Una delle sue opere più famose è la scultura in lattice, cera, tessuto, con scarpe in cuoio e pastorale in argento, che rappresenta Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite (La Nona Ora, 2001). Inizialmente l’opera era rappresentata in piedi, successivamente l’artista, non soddisfatto dell’effetto che faceva sul pubblico (e per altri motivi), decise di tagliargli le gambe facendogli assumere la posizione attuale.

Maurizio-Cattelan-Others-2011-foto-Zeno-Zotti

Per la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia (Lavorare è un brutto mestiere del 1993) Cattelan invece che esporre una sua opera originale, affittò il proprio spazio espositivo ad una agenzia di pubblicità, che lo utilizzò per scopi commerciali durante l’importante evento. Nel 1997 viene invitato nuovamente a partecipare all’Esposizione internazionale d’arte di Venezia, il cui tema era la mescolanza delle generazioni nell’arte italiana postbellica. L’artista ha portato un’opera che omaggia (o ridicolizza) uno dei più importanti movimenti artistici italiani del dopoguerra: l’Arte povera, in cui gli artisti realizzavano le loro opere con materiali non convenzionali o “poveri” quali legno, terra, stracci, ecc. Nel visitare il padiglione italiano tempo prima della manifestazione, Maurizio Cattelan l’aveva trovato in totale abbandono e degrado, pieno di piccioni. La sua opera, Turisti (1997), fu di lasciare tutto come lo aveva trovato, aggiungendo semplicemente duecento piccioni imbalsamati posizionati sulle travi del padiglione ed escrementi degli stessi sul pavimento, opera che ha riproposto anche alla Biennale di tre anni fa.

Personalmente io lo considero un pazzo ma a suo modo geniale e con un’enorme forza di volontà: ha saputo rendersi imprenditore di se stesso e farsi strada per arrivare dov’è ora, ciò che dovrebbero fare tutti i giovani artisti. Ed è degno di nota il suo lato più “burlone” che lo induce a raccontare tante storie contrastanti sulla sua vita, senza far trasparire quale sia la verità. C’è chi lo ama e ammira e chi lo considera uno stupido esibizionista, nel frattempo lui continua per la sua strada, lavorando fra Milano e New York preso nel mestiere più impegnativo che esista: tenere testa a se stessi e al proprio tempo.

Nel 2015 uscirà (sempre se non è una beffa dell’artista) un documentario su Maurizio Cattelan, mentre gli anni scorsi sono usciti dei libri che raccontano la sua “biografia”, per quanto reali siano i suoi racconti, che mi hanno ispirata per questo pezzo: Un salto nel vuoto – La mia vita fuori dalle cornici di M. Cattelan e C. Grenier e Maurizio Cattelan – Autobiografia non autorizzata di F. Bonami.

Ilaria Berto


[Immagini tratte da Google Immagini]

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