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Le Congetture di frutta: confetture e utopie

Confetture e utopie: come eliminare l’indesiderato della realtà e tenere solo il dolce del pensiero.

    Il processo di preparazione della confettura consiste nell’eliminare la maggior parte dell’acqua presente nella frutta per conservarne il concentrato di gusto e zucchero. Un processo simile, nella sostanza, a quello che conduce alle utopie: si toglie la gran parte di quello che compone l’uomo per tenerne solo l’essenza più dolce – e per di più, come per le confetture, è comunque necessario aggiungervi dello zucchero. Entrambe, confetture e utopie, non si servono se non accompagnate da qualcosa di più solido e, per evitare malanni, vanno sempre assunte a piccole dosi. Eppure non se ne può fare a meno, perché esse creano „spazio al possibile: contro ogni passiva acquiescenza allo stato presente„ (E. Cassirer).

Qui vi presentiamo tre brevi confetture utopiche con la speranza di aprire un poco gli orizzonti del vostro mappamondo filosofico-dolciario.

La congettura di More

    Esattamente cinquecento anni fa Thomas More riportò quanto gli aveva raccontato il navigatore Raphael Hythlodaeus (“colui che racconta bugie”): viaggiando lungo le coste brasiliane, in un luogo non ben precisato, Raphael aveva scoperto l’isola di Utopia. A Utopia la proprietà privata era abolita, si produceva non per il mercato ma per il consumo, c’erano libertà di parola e di culto (anche se agli atei erano disprezzati) e ogni cittadino lavorava sei ore al giorno e dedicava il resto del tempo all’arte e alla cultura. Nomi evanescenti costellano la mappa di quest’isola: la capitale si chiama Amauroto, città invisibile, il fiume che l’attraversa Anidro, senz’acqua, chi la governa è Ademo, il senza popolo. A Utopia, come in cucina, «nessun piacere è da bandire, se non ne deriva alcun male.»

La congettura di Taprobanana

    L’isola di Taprobana compare già nei trattati degli antichi geografi greci e la si trova in tutti i mappamondi europei fino al XVII secolo, sul bordo, lontana, da qualche parte nell’angolo sud-est del mondo. Un nome e un profilo di carta, privi di un corpo di terra definito: per molti è stata lo Sri Lanka, per alcuni Sumatra, per altri il Borneo. Tommaso Campanella – che si finse pazzo davanti al Sant’Uffizio per evitare la morte e che trascorse 27 anni di prigionia a Napoli – nel 1602, mentre era ancora in carcere, fece sorgere su Taprobana la propria utopia: la Città del Sole.

La congettura di Tristan da Cotogna

    Nel mezzo dell’Oceano Atlantico, tanto lontana dal mondo abitato da far sembrare vicina l’isola di Sant’Elena, sorge Tristan da Cunha. Questo pezzo di roccia vulcanica di nemmeno 100 km2 è stato, agli inizi dell’Ottocento, il luogo prescelto per la società utopica di William Glass: un’isola senza proprietà privata né gerarchie, dove vigeva il divieto di impartire ordini. Ai giorni nostri a Tristan da Cunha ci sono solo 8 cognomi; sono tutti di sapore anglosassone a parte due: Repetto e Lavarello. Li hanno portati due marinai di Camogli che naufragarono sull’isola nel 1892 e decisero di non tornare più indietro.

 

LE CONGETTURE DI FRUTTA

Persone: 2 vasetti per ogni tipo di Utopia
Tempo di preparazione: 1 h circa per congettura

Attenzione: tutti i vasetti vanno adeguatamente sanificati prima di cominciare la preparazione delle congetture! Mi raccomando.

La congettura di More e rosmarino

INGREDIENTI 2-vasetti_more_aristortele_big

500 gr more di rovo

120 gr zucchero chiaro di canna

20 gr succo di limone

1 rametto di rosmarino

Lavate e asciugate delicatamente le more. Lavate e tritate il rosmarino. Fate macerare la frutta con lo zucchero e la spezia per almeno 4 o 5 ore o fino a che lo zucchero non si sia completamente sciolto. Fate cuocere aggiungendo il succo di limone a fuoco basso, schiumate quando necessario, lasciate bollire mescolando spesso per circa 30 minuti. La congettura deve raggiungere i 105° C (se avete un rifrattometro: 65° Brix – se non avete manco un termometro: la prova del piattino!). Invasate subito.

La congettura di Taprobanana, zenzero e vaniglia

INGREDIENTI 3-vasetti_taprobanana_aristortele_big

500 gr banane mature

50 gr acqua

220 gr zucchero scuro di canna

15 gr succo di limone

30 gr zenzero fresco

1 baccello di vaniglia

Sbucciate le banane, grattugiate lo zenzero e aprite il baccello di vaniglia. Fate cuocere la frutta con l’acqua, lo zucchero, le spezie e il succo di limone per circa 30 minuti a fuoco basso, schiumando se necessario e mescolando spesso. La congettura deve raggiungere i 105° C (se avete un rifrattometro: 65° Brix – se non avete manco un termometro: la prova del piattino!). Invasate subito.

La congettura di Tristan de Cotogna e cannella

1-vasetti_cotogne_aristortele_bigINGREDIENTI

500 gr mele cotogne mature

250 gr zucchero chiaro di canna

30 gr succo di limone

30 gr cannella in polvere (o due stecche)

Sbucciate e tagliate a pezzetti tutti uguali-uguali le mele. Mettete in una soluzione di acqua e limone perché non anneriscano. Fate cuocere a fuoco basso per circa 30 minuti, aggiungendo il succo di limone e la cannella quasi a fine cottura. La congettura deve raggiungere circa i 105° C (se avete un rifrattometro: 65° Brix – se non avete manco un termometro: la prova del piattino!). Se preferite potete passarne una parte al passa-verdure per renderla più cremosa. Invasate subito dopo.

 

Mettete le congetture a testa in giù e cominciate a sognare.

 

Aristortele

Maddalena Borsato è pasticciera disordinata e ricercatrice in Estetica del cibo. Jacopo Giacomoni è drammaturgo e performer dall’eccellente metabolismo. Insieme fanno filosofia col cucchiaino e creano ricette di pasticceria pensata. Lo scopo è farvi diventare i Socrate del Simposio, i Gorgia dell’agone culinario, i Sant’Agostino della Saint Honoré, i Marx della Lotta di glasse, gli Heidegger del Da-ssert, i Nietzsche del Superuovo, gli Hegel del bignè assoluto.

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