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“L’arte nel sangue” – Bonnie MacBird

Per chi ama Artur Conan Doyle, la scelta di leggere un libro che abbia come protagonista Sherlock Holmes, scritto da qualcun altro, porta inevitabilmente con sé una massiccia dose di scetticismo.

Ma la cosa bella di approcciarsi ad un’opera con basse aspettative, è proprio la possibilità che queste vengano non solo colmate ma addirittura superate. E’ proprio quello che mi è successo con L’arte nel sangue di Bonnie MacBird (HarperCollins Italia, 2016). Sì, perché la MacBird, studiosa di Doyle e grande appassionata di Sherlock Holmes, conosce evidentemente il fatto suo e ci conduce in una storia degna delle classiche avventure di Watson e Holmes.

Innanzitutto ho apprezzato molto l’espediente iniziale, la prefazione in cui l’autrice racconta di aver trovato casualmente presso la Wellcome Library di Londra, all’interno di un vecchio trattato sull’uso della cocaina, alcuni appunti ingialliti di Watson. Pagine parzialmente scolorite nelle quali il dottore narrava una storia inedita, il cui protagonista era il suo amico Sherlock Holmes. Ed è proprio quella storia che l’autrice si appresta a riportare, ricostruendo le parti illeggibili nel modo più verosimile possibile.

La vicenda prende il via in un momento buio per il nostro investigatore. Reduce da una settimana di prigione e prostrato dall’assenza di nuovi stimoli in ambito lavorativo, Holmes viene trovato dall’amico Watson al 221B di Baker Street in condizioni preoccupanti. Emaciato, rifiuta il cibo e trova un fugace sollievo solo nella cocaina. Ma un nuovo caso busserà presto alla sua porta: Cerise La Victoire, celebre cabarettista francese, si rivolge a lui per ritrovare il suo bambino scomparso. Un caso privato, che però appare strettamente connesso ad una vicenda ben più nota, quella del furto di una statua greca dal valore inestimabile. Entrambe le piste, infatti, riportano sulle tracce del conte Pellingham, collezionista e facoltoso uomo d’affari inglese.

Da qui partirà l’indagine che si dipana tra la Francia e l’Inghilterra, tra le opere del Louvre e i vicoli di Londra, mentre Holmes ritroverà se stesso e la sua tempra, e il dottor Watson, da poco convolato a nozze, scoprirà di subire ancora il fascino del rischio e dell’avventura.

«Mi accorsi del vivo piacere che il mio amico traeva da quella situazione di serio pericolo. Negli occhi gli brillava l’emozione della caccia».

«Sfiorai la rivoltella, fredda e rassicurante nella mia tasca. Nonostante tutto, sentii il brivido dell’avventura crescermi dentro come una frenesia indesiderata».

Una storia ben costruita, non eccessivamente complessa ma per nulla prevedibile, fatta di pochi tasselli ma collocati tutti al posto giusto. Holmes appare come sempre metodico e razionale, attento ai dettagli e alle deduzioni, sebbene in questa avventura scopriremo un aspetto inedito della sua personalità. Emergeranno le sue fragilità, il suo amore per l’arte, il suo lato più vulnerabile, che scalfisce la corazza di freddezza che lo caratterizza. Ho amato molto questa luce nuova proiettata su Holmes, che lo rende più umano senza snaturare le sue caratteristiche e facendo emergere anche il profondo vincolo che lo lega a Watson. Watson, voce narrante, che si conferma il mio personaggio preferito, disposto a tutto per aiutare l’amico, affidabile e spesso incapace di mascherare le proprie emozioni.

Una indiscutibile fedeltà allo stile di Doyle, seppure con alcune palpabili variazioni. La prima riguarda la vena di modernità che percorre la scrittura, rendendola più fluida e scorrevole, senza intaccare il fascino delle descrizioni, che si rivelano accurate. La seconda è strettamente connessa all’influenza cinematografica che, per ammissione della stessa autrice, le ha impedito di scindere Holmes e Watson dagli attori che li hanno interpretati, portandola a rivedere i personaggi in una chiave più dinamica. Anch’io, da lettrice, ho avuto per tutto il tempo la sensazione di trovarmi davanti Robert Downey Jr. e Jude Law.

In conclusione non posso che consigliare questo libro agli amanti di Sherlock Holmes, che desiderano scoprire un lato inedito del celebre investigatore, ma anche ai neofiti in cerca un giallo piacevole e ben costruito.

Stefania Mangiardi

[immagine tratta da Google Immagini]

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