La coscienza desta, la vita desta, è un vivere andando incontro, un vivere che dall'”ora”, va incontro al nuovo “ora” […]. Il tempo è la forma ineliminabile delle realtà individuali. Husserl
Il tempo è per noi, è per il mondo o il tempo è per se stesso?
Husserl è il filosofo che maggiormente si avvicina alla concezione temporale che sto piano piano cercando di formulare nella mia testa dai tempi dell’Università.
Egli compie un’analisi fenomenologica del tempo. Egli intende andare oltre il tempo matematico della fisica newtoniana, cercando le risposte all’interno della coscienza umana. Infatti, per Husserl, occorre che anche la psicologia, per studiare l’uomo nella sua totalità, si allontani dall’oggettività della natura e consideri l’uomo come io-nel-mondo, attraverso l’analisi della coscienza umana, la cui vera essenza viene a coincidere con l’atto del trascendere (1).
Husserl chiama ‘il più difficile di tutti i problemi fenomenologici, il problema dell’analisi del tempo (2)’ .
Il punto di partenza di Husserl è l’allontanarsi dal tempo obiettivo, sia fisico che psicologico, perché la fenomenologia non si occupa del tempo reale. Non bisogna, però, confondere il tempo interiore della coscienza, o tempo fenomenologico, con il tempo psicologico; quest’ultimo è un concetto oggettivo appartenente alla psicologia, scienza empirica, il primo è il tempo vissuto, ovvero visto dalla soggettività come un ‘farsi’.
Il tempo e lo spazio, così come vengono intesi dalla psicologia, infatti, per Husserl non sono in grado di spiegare l’intenzionalità della coscienza, condizione di ogni soggettività umana.
Il tempo soggettivo privato, di contro a quello della fisica, non possiede alcun carattere di fondamento: solo una durata intrinsecamente reale può costituire il concreto fondamento immanente della nozione di tempo e di divenire (3).
Ma ciò che accogliamo… è il tempo che appare, la durata che appare in quanto tale. Queste però sono datità assolute, di cui sarebbe insensato dubitare. In effetti, finiamo anche con l’assumere un tempo che è, ma questo non è il tempo del mondo dell’esperienza, bensì il tempo immanente del flusso di coscienza (4).
La struttura del vissuto temporale presentata da Husserl è, dunque, composta dai momenti intenzionali del farsi del tempo vissuto che non corrispondono al presente-passato-futuro, ma al praesentatio, retentio, protentio attraverso cui l’uomo può darsi passato-presente-futuro; la praesentatio − essere ora, limite che congiunge ritensioni e protensioni − racchiude in sé l’essere da un passato e l’essere verso un avvenire, che non sono altro che le ritensioni e protensioni (5).
Queste tre dimensioni intenzionali non esprimono, quindi, il tempo reale ma quello vissuto, attraverso cui l’uomo può esprimere le proprie esperienze. Ogni dimensione non è uno stato temporale ma un continuo ‘fuori di sé’ (6).
Secondo Husserl, per definire l’unità di un accadimento vissuto, interviene, dunque, sempre l’intenzionalità, poiché è il significato complessivo della percezione temporale che definisce il senso di un accadimento presente che è sempre analizzabile attraverso il presente-presente (l’impressione), l’appena-passato (la ritensione), e ciò che-sta-per-accadere (la protensione). Infatti, ritensione e protensione vivono grazie all’impressione poiché essa è l’unica in grado di far essere ciò che non-è-più e ciò che non-è-ancora. Nel presente si formano nuove protensioni, che si conservano poi nelle ritensioni per poi perdersi nel passato. Husserl evidenzia anche la differenza tra ritensione e rimemorazione (7): nella seconda avviene una ri- produzione dell’esperienza passata, dunque è una ri-presentazione dell’intero vissuto; la ritensione è l’andare nell’‘appena passato’ della prima impressione ed appartiene alla praesentatio, grazie alla quale ha modo di esistere.
La relazione tra presente, rimemorazioni e aspettazioni è, dunque, la seguente: i contenuti del presente dischiudono quelli delle ritensioni e delle protensioni, perché la praesentatio esprime un passato che trattiene − ritensione − ed un avvenire che proietta − protensione − (8).
Dunque, si può osservare che le caratteristiche del tempo, secondo Husserl, sono l’unicità, la continuità, la linearità, l’irreversibilità e l’infinità.
Con questa concezione del tempo si rende evidente il fatto che si ha una successione infinita di campi temporali, verso il passato o verso il futuro in quanto il flusso della coscienza è visto da Husserl come un continuum. Da qui ne consegue che il flusso della coscienza del tempo è un vero e proprio cambiamento continuo.
Con Husserl si ha, così, una concezione propriamente fenomenologica del tempo derivante dalla concezione di intenzionalità della coscienza; un pensiero che si scontra con la psicologia del tempo che non guarda l’uomo nella sua dimensione trascendentale ma solo in quella oggettiva della natura.
Ho scelto Husserl come modello di riferimento per la concezione del tempo, perché riconosce l’esistenza della soggettività di contro all’oggettività rigida della scienza…è come riconoscere l’Uomo prima del tempo.
1/5/6/8 U. Galimberti, Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano, 2006, pp. 193-194 2/4 E. Husserl, Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins (1897-1917), Husserliana (Hua), Bd. X, Haag, Martinus Nijhoff, 1966 p. 276; trad. it. Alfredo Marini, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo, Franco Angeli, Milano, 1981, p. 280