Home » Rivista digitale » Cultura » Cinema » Amore in assenza: Tornatore e La corrispondenza

Amore in assenza: Tornatore e La corrispondenza

Costruendo un immaginario controcampo narrativo al suo ultimo film (La migliore offerta), Giuseppe Tornatore ritorna alla regia per raccontare una storia d’amore e mistero incentrata su due concetti molto affascinanti: la tecnologia e l’assenza. Se nell’opera precedente infatti, la figura sfuggente e misteriosa era la donna, in La corrispondenza è il protagonista maschile a interpretare il ruolo di grande assente nella storia.

Sullo sfondo grigio di due Paesi come l’Inghilterra e la Scozia, si amano e si cercano Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Innamorati divisi nella realtà, ma uniti dal sottile e ambiguo filo della tecnologia. Sottotraccia c’è un mistero tutto da svelare che rischia, ancora una volta, di compromettere un amore che avrebbe potuto essere idilliaco. Il concetto più interessante dell’opera è proprio quello di voler raccontare una storia d’amore per assenza. Una relazione a distanza che si nutre necessariamente dell’ausilio tecnologico, dando vita a una riflessione tutt’altro che banale. E’ davvero possibile amare qualcuno senza mai vederlo in carne e ossa? E soprattutto: l’immagine dell’innamorato filtrata attraverso lo schermo di un computer  può restare sempre vivida e concreta o rischia di trasformarsi in un simulacro idealizzato e ingannevole? In questi quesiti l’undicesimo film del regista siciliano sfiora la riflessione filosofica d’attualità, ma a livello stilistico il cinema di Tornatore non progredisce. Messo a confronto con La migliore offerta, suo ideale contrappunto, La corrispondenza non regge neanche lontanamente il paragone. In primis, a livello attoriale, la performance di Jeremy Irons non è paragonabile a quella dello straordinario battitore d’asta interpretato da Geoffrey Rush, ma anche a livello tecnico e stilistico il film lascia insoddisfatto lo spettatore più esigente.  Ciò che nel lavoro precedente era un punto di forza, rischia qui di trasformarsi in una serie di elementi godibili ma, in qualche modo, già visti. Dalla passione nostalgica di Nuovo cinema Paradiso al ritmo raffinato di La leggenda del pianista sull’oceano, Tornatore ci ha insegnato che il cinema italiano può ambire a livelli artistici internazionali. Ne La corrispondenza la sua vis poetica si affievolisce, confezionando un buon prodotto privo però di quel sentimento che ha permeato molte sue opere precedenti. Come i due protagonisti del film si amano senza vedersi, anche Tornatore sembra dirigere senza immedesimarsi fino in fondo nella storia. E’ un’occasione sprecata ma si sa, il cinema come l’amore è fatto da un continuo alternarsi di alti e bassi, presenze e mancanze, allontanamenti che ambiscono in continuazione a ritorni ancor più intensi.

Alvise Wollner

Alvise Wollner

cinefilo, cinofilo, fotosensibile

Classe 1991, anno della capra, vivo tra Treviso e Venezia. Dopo la maturità classica e le lauree in Lettere e Giornalismo a Padova e Verona, ho pensato che scrivere potesse aiutarmi a vivere. Giornalista pubblicista, collaboro dal 2013 con la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e sono redattore del quotidiano online TrevisoToday dal 2015. […]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!