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“I posti del cuore” visto da Nietzsche

Le strade non portano a nessuna meta, tutte terminano in noi.

José Hierro – Le Strade Portano

Ormai da mesi “I posti del cuore” di Matteo Cristani edito da Perosini Editore se ne sta sulla mia scrivania in attesa di scrivere qualcosa su di esso. Mi sono imbattuto in questo libro, come accade la maggior parte delle volte, per caso.

Un comune amico dell’autore dopo aver visto La Chiave di Sophia me lo sottopose portandomelo nel corso di un’iniziativa chiedendomi un parere e, come scriveva qualcuno, la vita è un po’ quello che ci capita mentre siamo impegnati a fare altro.

“I posti nel cuore” è un libro proprio strano, un mix tra essere e apparire, tra biografia personale e immaginazione, sembra di guardare attraverso un caleidoscopio di emozioni e ricordi contrastanti che si manifestano attraverso i contesti, i posti, i luoghi che cambiano, o siamo noi a cambiare? In effetti i posti magari restano uguali e siamo noi a cambiare, diventiamo anagraficamente più vecchi, oppure sono i posti a cambiare, ma certe sensazioni restano costanti?

Sfogliando le pagine sorge spontaneo chiedersi chi ci sia dietro la scrittura, l’autore forse? Lewis Carroll, come ricorda Cristani nel libro, intitola la sua opera principale “Through the looking glass” per dire di se stesso che narra essere specchio di ciò che poi il lettore legge.

“I posti del cuore” è un libro difficile perché stimola nel lettore moltissimi dubbi e offre poche risposte preconfezionate come nella letteratura mainstream che va oggi per la maggiore. Ogni volta che la vita apre un varco tra un’età e l’altra qualcosa finisce e qualcosa comincia. Che succede nel corso di questi passaggi?

Ogni tappa del viaggio ci ricorda sempre la presenza degli altri, fa riflettere sul senso del nostro stare insieme e sul significato della comunità di cui facciamo parte. Cristani ci mostra dialoghi, scambi, comprensione, ma non ci nasconde nemmeno le ombre che i rapporti con il prossimo portano inevitabilmente con sé: incomprensioni, delusioni, riappacificazioni complesse. Gli equilibri mutano, le cose vanno e vengono. I personaggi del romanzo vivono luoghi che diventano molto più che meri sfondi nel quadro della vita che l’autore traccia per loro.

Sapete a chi sto pensando?

Da un punto propriamente teorico (vale a dire, filosofico, logico, epistemologico) Nietzsche dopo aver svolto una critica del presente riesce già a fornire un “terreno” alternativo su cui muoversi, modificando per molti versi il nostro orizzonte, pur nelle difficoltà palesate dallo stesso Nietzsche:

“La società sente con soddisfazione di avere nella virtù di questo, nell’ambizione di quello, nella riflessione e nella passione di quell’altro, uno strumento fidato, pronto a ogni momento: essa tiene in sommo onore questa natura strumentale, questa costante fedeltà a se stessi, questa irremovibilità nelle opinioni, nelle aspirazioni e anche nelle non virtù. Un siffatto apprezzamento, che è e fu in auge ovunque, unitamente all’eticità del costume, educa “caratteri” e getta il discredito su ogni cambiamento, su ogni diverso orientamento, su ogni auto trasformazione.”

F. NIETZSCHE, La gaia scienza.

L’importanza data da Nietzsche all’attimo è emblematica. Ogni scelta per quanto libera è paradossalmente anche necessaria secondo l’eterno ritorno dell’uguale. Ogni attimo è un tempo bloccato che perdura nella mente e nell’essere ontologicamente definito, un fotogramma fuori dal film, una foto istantanea fuori dalla realtà, un attimo bloccato, separato per sempre da quello prima e da quello dopo, perduto nel tempo e nello spazio per opera di quello che alcuni potrebbero chiamare l’incantesimo del ciclo dell’essere.

Proust ha ben indagato a livello letterario e fenomenologico questo fenomeno che si declina come la strana sensazione secondo cui l’orologio è come incantato e batte sempre lo stesso secondo incurante del tempo che scorre.

Tra coloro che non valutano le conseguenze delle proprie azioni si annoverano gli artisti e le persone capaci di portare all’essere azioni ed enti nuovi.

L’uomo si struttura in tal modo in qualità di soggetto estremamente vario e che proprio per la ricchezza dei suoi contenuti personali è in grado di impiegare in modi estremamente differenti le proprie capacità.

Nietzsche al riguardo scrive:

“fino a quella interiore apertura e raffinatezza derivante dalla sovrabbondanza, che esclude il pericolo che lo spirito si perda e per così dire si innamori delle sue stesse vie e resti fisso, inebriato, in un punto qualsiasi; fino a quell’eccesso di forze plastiche, capaci di guarire a fondo, formare di nuovo, ricostituire, che è appunto il segno della grande salute, quell’eccesso che dà allo spirito libero la pericolosa prerogativa di poter vivere d’ora innanzi per esperimento e di potersi offrire all’avventura; la prerogativa di maestria dello spirito libero! In mezzo possono venire lunghi anni di convalescenza, anni pieni di trasformazioni multicolori, doloroso- incantate, dominate e tenute a freno da una tenace volontà di salute, che spesso già osa vestirsi e travestirsi da salute.”

F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano.

Diventa quindi estremamente attuale il confronto tra il pensiero di Nietzsche e l’opera di Cristani, non a caso l’interesse per questo filosofo non decresce e anzi spazia oltre gli ambiti accademici fino a toccare non di rado il mondo della letteratura.

L’accento posto dalla filosofia di Nietzsche sulla “trasgressione” dei limiti imposti dalle convenzioni stabilite, per il superamento della debolezza che tali convenzioni hanno determinato in noi, al fine di dare spazio al nostro essere personale ed alla nostra creatività, risulta essere estremamente stimolante. Importante che questa “trasgressione” non porti, nella ricerca del nostro essere e della nostra espressività, a perdere il senso del reale per chiudersi ancora una volta in un ghetto estraniato dal nostro rapporto con gli altri.

Nietzsche attraverso il suo pensiero scettico e sconvolgente si prefigge di raggiungere l’ideale di un uomo indipendente ed educato alla grandezza di sé e degli altri nonostante la tragedia che alberga nella vita umana nelle sue molteplici forme.

L’incitamento di Nietzsche pare denso di significato e ricco di conseguenze positive qualora riesca a mantenere un contatto interpersonale. Del resto è Nietzsche stesso ad avvertire e prevedere i rischi del proprio annuncio, ma è anche egli stesso a sottolineare come il bisogno di una vita alternativa, percepito inizialmente da pochi, non dovrà portare questi alla chiusura.

Si dovrà realizzare la massima comunicazione di ciò tramite forme e modi decisi a seconda del momento, perché è il sociale che dovrà comprendere tale bisogno e rispondere ad esso strutturandosi in modo alternativo.

Finché non si daranno delle soluzioni concrete a tutta una serie di esigenze che sono in noi e dalle quali non si può prescindere inevitabilmente le domande si faranno maggiormente insistenti e il rischio di squilibri nel sociale diventerà sempre più acuto.

Come sottolineato da Montinari, lo studioso che più ha indagato in merito alla conoscenza degli scritti, del pensiero e delle vicende esistenziali di Nietzsche, non è tanto da porre in discussione l’adesione di Nietzsche a idee democratiche, socialiste o totalitarie, come anche una parte della recente critica ha dibattuto, ma ritengo che sia soprattutto da porre in rilievo la dimensione del suo pensiero per l’indubbia valenza critica, razionale e liberatoria. Un pensiero che, senza nessuna presunzione di certezze assolute, vede l’individuo, benché inserito in una società di eguali, libero di esprimere la propria spontaneità e di reagire alla prevaricazione dello “Stato”, in grado cioè di superare la “politica” intesa come repressione dell’individualità.

E così nel libro di Cristani ogni personaggio suona la sua nota, e forma con gli altri l’accordo, come i tasti di un piano premuti sapientemente. I personaggi si immergono in luoghi immoti, luoghi che hanno amato come hanno amato la vita, dove hanno sperimentato come essa cambi, una vita che qualche volta hanno abbracciato e altre volte temuto. Vi sono ricerca, trasformazione e inquietudine. E’ probabilmente proprio l’inquietudine il filo che lega i racconti del libro, come se fossero immagini delle anime dei lettori, affinché riconoscano, in quei luoghi, i loro posti del cuore e forse, perché no, anche i nostri.

“E poi pensai che in fondo, di ogni luogo del mondo ce n’è un pezzo da un’altra parte”

Matteo Montagner

Link Pagina FB del libro: I posti del cuore

[Immagini tratte da Google Immagini]

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