14 aprile 2015 Elena Casagrande

Günter Grass: tra la razionalità delle parole e la passionalità

Ieri mattina si è spento all’età di 87 anni, lo scrittore tedesco e drammaturgo Günter Grass, Nobel per la letteratura nel 1999.

Con lui ci ha lasciato un intellettuale controverso, scomodo forse nel senso pieno del termine che per molto tempo è stato considerato la ‘coscienza morale’ di una Germania che era chiamata a fare i conti con il proprio passato. Ci lascia colui che ha fatto della propria esistenza una battaglia morale contro l’oblio del passato nazista e delle sue colpe, lottando contro la rimozione della memoria.

Non solo uno scrittore ma anche pittore, grafico e sculture, autore del più importante romanzo tedesco del dopoguerra: Il tamburo di latta, inserito insieme a Gatto e topo e Anni di cani nella Danzige Trilogie (Trilogia di Danzica) nella quale Grass, a partire dai ricordi d’infanzia nella sua città Natale, rileggeva la storia tedesca, osteggiando quella “fuga dalla storia” esplicitata dalla teoria dell’anno zero, o meglio teoria dell’ora zero, che prevedeva l’annullamento dell’esperienza di terrore che era ancora presente nelle loro menti. Così scriveva in un suo passo: «Si cercava di dare alla fine del ter­rore il signi­fi­cato di ora zero, come se si potesse rico­min­ciare tutto da capo, come se bastasse rimuo­vere le mace­rie, come se fosse con­sen­tito cavar­sela impuniti».

Scoppiò poi lo scandalo, nel 2006, quando Grass confessò nel suo libro Sbucciando una cipolla e un’intervista, di aver fatto parte della Waffen SS, arruolandosi a 17 anni. Molti si chiedono perché, per oltre 60 anni, sia rimasto in silenzio su quella che potremmo considerare l’esperienza più importante della sua vita. Quello che è certo, è che Grass ha cercato per tutta la vita di emendarsi da quell’errore, sia attraverso i suoi libri sia attraverso il suo attivo impegno politico come militante. Nell’intervista del 2009 dell’Espresso, in riferimento al perché della scelta di parlare della sua reale esperienza solo in tarda età, Grass così dichiara:

«dovevo diventare vecchio per poter rivivere la mia biografia. Solo ottantenne mi è stato possibile rivedermi ragazzino di 14, 15 anni».

Aldilà della questione del suo arruolamento al nazismo, Günter Grass fu uno di quegli autori che non ebbe paura di esporre i suoi testi e metterli al confronto con coloro invece che volevo nascondere e occultavano le atrocità del nazismo. Noi vogliamo ricordarlo con queste parole:

la società ha bisogno di una letteratura che si immischi nei discorsi quotidiani, che faccia vedere senza pietà i misfatti dei potenti e mostri ai giovani i limiti delle utopie radicali. C’è sempre bisogno dell’arte che, come Oskar col suo tamburo, svegli le coscienze intorpidite”

Elena Casagrande

[immagini tratte da Google Immagini]

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