Nei suoi settant’anni di vita Giotto fu uno dei maggiori protagonisti della scena pittorica italiana, divenendo di fatto il punto di riferimento per la grande evoluzione artistica partita dalla Toscana e che portò alla nascita del Rinascimento, sebbene i suoi inizi e la cronologia delle prime opere sono ancora frutto di discussione e di revisione.
Dopo un periodo ad Assisi, dove dipinse insieme a Pietro Cavallini il grande ciclo di ventotto affreschi dedicati alla vita di San Francesco nella Basilica Superiore, Giotto si trasferì a Roma per partecipare ai lavori di rinnovamento artistico promossi da papa Bonifacio VIII per il Giubileo del 1300. Subito dopo si dedicò alla sua opera maggiore, a noi giunta nelle migliori condizioni: gli affreschi per la cappella degli Scrovegni di Padova, realizzati tra il 1303 e il 1305.
In seguito Giotto ritornò ad Assisi, dove realizzò diversi affreschi nella Basilica inferiore nelle due cappelle di San Nicola e della Maddalena: nei decenni successivi la sua attività si intensificò ulteriormente.
Nel 1334 l’artista venne nominato architetto della Cattedrale di Firenze e progettò per essa il campanile che porta oggi il suo nome, anche se in vita Giotto riuscì solo a completare la prima cornice.
Il successo di Giotto si estese in varie località italiane, testimoniando l’importanza capitale che egli ebbe nel diffondere una nuova visione artistica destinata a divenire la “lingua” pittorica nazionale dell’intero Paese.
Il suo stile ebbe diversi seguaci ed imitatori, ma in realtà ben pochi furono gli allievi che seppero seguirlo sulla strada da lui aperta. Nella seconda metà del Trecento, infatti, il suo stile cadde quasi in oblio per lasciar posto a suggestioni tardo gotiche di provenienza nordica. Tuttavia la sua lezione non fu dimenticata: Giotto rimase un punto di riferimento, con un salto di un paio di generazioni, per gli artisti fiorentini che all’aprirsi del Quattrocento seppero dar vita alla grande stagione del Rinascimento italiano.
San Francesco rinuncia ai beni terreni
(affresco, 1295-99 circa, 230 cm × 270 cm, Basilica superiore di Assisi)
È la quinta delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto.
La scena è suddivisa in due fasce verticali ben riconoscibili intervallate da uno sfondo neutro: a sinistra si trova Pietro Bernardone, padre di Francesco, col volto contratto mentre un uomo lo trattiene per un braccio, dietro di lui si trovano i cittadini borghesi; dall’altra parte, invece, San Francesco, nudo, prega verso la mano di Dio benedicente che appare tra le nuvole mentre il Vescovo copre la sua nudità e altri religiosi lo seguono. La netta spaccatura della scena simboleggia efficacemente le posizioni dei due schieramenti: il passato e il presente di Francesco.
Da notare è la resa anatomica della muscolatura di quest’ultimo, di sorprendente modernità.
L’architettura della scenografia è particolarmente sviluppata in altezza e non vengono mantenuti rapporti dimensionali coerenti con le figure presenti, ma sono delle semplici quinte alla scena.
Figure e sfondo appaiono efficacemente integrate, con colori chiari e brillanti dalle valenze anche simboliche (ad esempio l’abito del padre è giallo, simbolo di ricchezza mondana).
Giotto, quindi, fu senza dubbio un importantissimo innovatore per l’arte italiana.
Ilaria Berto
[immagini tratte da Google immagini]