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Quel quotidiano, “feriale” sentimento: l’amore in Wislawa Szymborska

Era il 1996, Wislawa Szymborska riceveva il premio Nobel per la letteratura, con stupore e sgomento di molti che si chiedevano chi fosse la poetessa polacca dal nome così difficile. Nata a Kòrnik nel 1923 trascorse la maggior parte della propria vita a Cracovia, dove studiò e mise radici fino alla morte(2012). Oggi, dopo più di vent’anni, la Szymborska è amata in molte nazioni, compresa l’Italia, tanto che i suoi versi sono riusciti a raggiungere anche parte della popolazione comune, viaggiando attraverso un decennio di fama sempre crescente. Disillusione, esperienza bellica, critica sociale e non ultimo l’amore sono i temi prediletti dalla Szymborska1, la quale con sguardo ironico e umoristico descrive sentimenti e scene di vita quotidiana, molto vicine al lettore, il quale facilmente riesce ad identificarsi nei protagonisti dei suoi componimenti.

Il tema dell’amore, in particolare, ricopre un ruolo fondamentale nella poesia dell’autrice, specialmente l’amore vissuto nella sua quotidianità, tendente alla vita di tutti i giorni e non al sublime. Alcuni versi di Amore a prima vista dell’omonima raccolta recitano:

«Sono entrambi convinti/che un sentimento improvviso li unì. È bella una tale certezza/ma l’incertezza è più bella […] Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi/dove da tempo potevano incrociarsi?» (W. Szymborska, Amore a prima vista, 2017).

L’amore è un sentimento comune, quasi tangibile, tanto che l’ambientazione richiama aspetti urbani e casalinghi come strade, scale, corridoi, senza riferimenti a un panorama rarefatto, dalle caratteristiche trascendenti. È come se la Szymborska volesse narrare l’amore nella sua verità giornaliera, quell’amore che vive nelle case di ognuno di noi ed è fatto di condivisione, passione, ma anche di litigi, scontri e difficoltà. Non c’è pretesa di vedere tutto dall’alto, ma l’autrice si mescola tra la folla e osserva in maniera diretta e semplice ciò che caratterizza le nostre vite.

In La musa in Collera afferma infatti:«[…] taccio solo per timore/che il mio canto in futuro/mi dia dolore/ che verrà giorno e d’un tratto/smentirà le parole/[…] se ne andrà l’amore/ e sarà inafferrabile/come l’ombra di un  ramo» (ibidem), come se l’autrice stessa, parte degli uomini, fosse consapevole della possibilità che l’amore finisca e per questo motivo preferisce “tacere”, non parlare di quel sentimento intenso che la caratterizza.

È proprio questa peculiarità, questo suo “camminare tra gli esseri umani” che rende la Szymborska ancora più interessante al lettore, il quale facilmente si identifica nelle scenette descritte e riflette su di sé e sul proprio vivere.

L’intento della poetessa, dallo sguardo a dir poco pungente, è sicuramente quello di sfatare i miti comuni e la narrazione degli altri scrittori sul tema dell’amore: dalla mitizzazione del sentimento alla necessità, che caratterizza molta narrativa, di mostrare l’intenso dolore dopo la perdita. L’amore è qualcosa di più immediato, più semplice, che non richiede né la sublimazione, né lo strazio di certe descrizioni, eccessivamente caricate.

«Guardate i due felici/se almeno dissimulassero un po’/ si fingessero depressi, confortando così gli amici! Sentite come ridono – è un insulto […] è difficile immaginare dove si finirebbe se il loro esempio fosse imitabile. Su cosa potrebbero contare religioni, poesie […]?» (ibidem).

In altre parole esiste una grande costruzione di aspettative, invidia, finzione che sottende a tutto quello che riguarda l’amore, quando invece può essere riassunto con dei semplici gesti quotidiani, quali il ridere assieme con complicità, che noi tutti conosciamo o abbiamo provato almeno una volta.

L’amore è in fondo quell’ “appropriarsi ed espropriarsi” così a lungo, nella nostra vita giornaliera, che porta ad intuire «l’espressione dei loro occhi dal tipo di silenzio, al buio» (ibidem), ma è allo stesso tempo quel «rimanere talmente soli per tanto disamore» (ibidem) che rende gelido tutto ciò che ci circonda, riducendo per un attimo i due amanti al riflesso di due sedie, accanto ad un freddo tavolino.

Niente più e niente meno di questo, insomma, ma non per questo di minor importanza o centralità nelle nostre vite. Forse, è proprio qui che si nota la maestria dell’autrice e quanto possiamo trarre dalla sua poesia: in quanto il suo “abbassare” l’amore ad oggetto quotidiano, tanto da farlo vivere assieme ad elementi urbani o casalinghi, non ne svuota il significato, anzi lo rende ancor più ricco e colmo di valore.

 

 

NOTE
1. Cfr. Marchesani in W. Szymborska, La gioia di scrivere, Milano, Adelphi, 2009, pp. XXVII – XLII.

[immagine tratta da Unsplash]

Anna Tieppo

empatica, precisa, buffa

Sono nata a Castelfranco Veneto nel 1991, piccola cittadina murata, dove tutt’ora vivo. Dopo il liceo ho  conseguito la laurea presso l’Università degli Studi di Padova in Lettere e successivamente in Filologia Moderna nel 2016, occupandomi principalmente di tematiche relative alla letteratura contemporanea. Il mio ingresso nel mondo del lavoro è stato nel settore dell’insegnamento, […]

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