17 gennaio 2015 Matteo Montagner

EVERYTHING’S DESIGN – La creatività in tempo di crisi

Spazio Paraggi – Treviso 

Vi racconto l’evento organizzato da La Chiave di Sophia in collaborazione con Generation Project e Colin Dutton Photography, sullo spinoso tema della Creatività, spinoso perché oggi ci troviamo letteralmente bombardati da questo termine e a più riprese ci viene ricordato quanto questo elemento sia fondamentale. Alle volte siamo così abituati a usare delle parole al punto da dimenticarci le origini, da dove esse vengano e quale sia il senso profondo sotteso dietro di esse. Che cos’è la creatività? Questo il tema fondamentale. Abbiamo cercato di raccontarlo utilizzando un approccio multidisciplinare perché solo usando sguardi diversi si può riuscire a dischiudere il significato dei termini. Tutto questo però vi apparirà estremamente teoretico e già vi immagino cari lettori mentre vi figurate il solito convegno, le solite relazioni frontali e qualcosa di estremamente astratto…il tipico convegno da Filosofi! Invece mi spiace deludervi, ma è stato un confronto estremamente dinamico ed estremamente concreto, per usare una “parolaccia” inglese “business oriented”. L’idea che abbiamo sempre portato avanti con La Chiave di Sophia è che la Filosofia non solo possa parlare del mondo contemporaneo, ma che debba farlo!

La creatività è un tema attualissimo e intorno al quale si gioca la competitività delle nostre imprese, declinato da più voci per creare una costellazione di significati capace di dischiudere il senso profondo di questo termine.

Colin Dutton

Colin è un fotografo inglese che si è trasferito in Italia nel 2002. É laureato in Documentary Photography all’Università del Galles, lavora esclusivamente on-location per aziende, giornali e agenzie di pubblicità sia in Italia che all’ estero.

Colin Dutton autore della mostra fotografica Generation Project ha voluto spiegare il senso di questo progetto che consta di una serie di ritratti di imprenditori veneti nel tentativo di raccontare storie e persone e di mettere in luce come la crisi che sta investendo la nostra Regione sia superabile mettendo in luce soluzioni innovative e soprattutto riuscendo a far gioco di squadra. Generation Project non vuole essere però qualcosa che si conclude con una mostra, ma una vera e propria piattaforma attraverso la quale accreditare i nostri imprenditori facendo capire al pubblico il valore intrinseco di prodotti e servizi fatti con creatività e innovatività. Il pubblico infatti molte volte non riesce a cogliere tali valori col risultato che spesso non si valorizzano adeguatamente eccellenze locali.

Fabrizio Panozzo

È docente presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari e Direttore del m.a.c.lab.

Caustico e irriverente l’intervento di Panozzo esordisce subito dissentendo da Dutton sul fatto che l’imprenditore abbia bisogno di essere capito e sentenziando “se un imprenditore non riesce a far comprendere il valore dei suoi prodotti allora non è un imprenditore, ma un fallito!”. Continua poi parlando dei grandi artisti del Rinascimento i quali avevano ben chiaro a chi si rivolgevano, chi fossero i committenti e che mai e poi mai si sarebbero sognati di dire che il cliente/committente non li capiva, l’opera nasceva dalla commistione e mediazione tra artista e committente e così dovrebbe essere ancora oggi. Un concetto interessante espresso è stato il recupero dell’idea di Classe Creativa in Marx, perché sembra assurdo parlare di Creatività in generale, essa è sempre incarnata in una persona, se poi questa classe debba far squadra anche qui è tutto da vedere perché forse il punto di forza che rende il creativo tale è proprio quello di essere un individualista che messo all’interno di una logica uniformante di comunità correrebbe il rischio di disinnescare anche quella spinta che lo porta a uscire dagli schemi e rompere paradigmi consolidati.

Miriam Bertoli

Consulente e formatrice di marketing digitale “che funziona”, lavoro con aziende, agenzie, Università ed enti di formazione.

Il suo è stato un intervento interessante, volto a mettere in luce come il digitale offra nuove opportunità, ma che creatività non coincide nel mondo 2.0 necessariamente con qualcosa di nuovo in senso stretto, si recuperano metodi di condivisione che si usavano una volta con supporti tecnologici innovativi. Un esempio? Vuoi un passaggio in macchina? C’è Blabla Car, uno strumento attraverso cui trovare passaggi e muoversi in compagnia. E’ nuovo? E’ di sicuro digitale, ma i nostri nonni erano abituati a chiedere passaggi, solo che ora si fa attraverso nuovi strumenti. La crisi offre anche l’opportunità di riscoprire nuove forme di condivisione e il digitale è indubbiamente un importante supporto per chi ha voglia di creare nuove forme di aggregazione, occorre solo un po’ di originalità e creatività!

Giampaolo Allocco Sportdesigner

DELINEODESIGN è una realtà dinamica nel panorama dell’industrial design internazionale e della comunicazione. Riconosciuta come importante firma nel mondo dello sport, l’équipe creativa guidata dal fondatore Giampaolo Allocco collabora con realtà prestigiose

Allocco non solo raccoglie la provocazione di Panozzo sugli imprenditori, ma rilancia esordendo col fatto che in Veneto siamo troppo spesso abituati a lamentarci mentre occorrerebbe invece che ci impegnassimo di più. Va subito sul concreto raccontando la sua storia e come le esperienze maturate lo abbiano portato alla convinzione che la Creatività e fare impresa non sia legato a qualcosa di metafisico, ma a una seria progettazione e a una minuziosa programmazione. Nel confronto con gli ingegneri nascono forme nuove di vedere le cose e ogni tanto si tratta semplicemente di uscire dagli schemi trovando nuove soluzioni a problemi diversi. Bisognerebbe giungere anche a un superamento del termine design, troppo inflazionato e retorico e andare sul concreto definendosi, almeno secondo lui, dei progettisti. Un intervento da parte di una persona che sta sul pezzo, non ama le chiacchiere e guarda alla concretezza delle cose perché creare prodotti di qualità non è qualcosa che si determina con le chiacchiere quanto con il pragmatismo di chi sa vedere le cose in modo diverso lavorando sui materiali e sulle forme per dar vita a qualcosa di nuovo.

Massimo Macs Furlan

Massimo Furlan, in arte Macs Furlan, è un designer che proviene dalla scena indipendente. A partire dal 2008 progetta e produce oggetti reinventando materiali inusuali, trasformandoli e valorizzandoli in veri e propri prodotti di design.

Da chi sa vedere in materiali di scarto nuove forme e prodotti di design Furlan si discosta dagli interventi che lo hanno preceduto dicendo che non bisogna restringere il campo della creatività, ma anzi aprirlo e che in tutte le cose ci sono possibilità di essere creativi basta saperle vedere. Dalla mansione più ripetitiva al compito più ingrato tutto racchiude un potenziale di creatività per chi sa coglierlo. In questo senso riprende un po’ il titolo della conferenza ricordando come in fondo un po’ tutto sia design nella misura in cui si riesce a conferire un nuovo senso e una nuova forma a cose che sembravano non averlo più. Forse ci sarebbe da interrogarsi su quanto una società altamente consumistica ci abbia inibiti a cogliere le potenzialità racchiuse in materiali e oggetti che rispetto al senso comune hanno ancora molto da offrirci e possono, perché no? raccontarci anche delle storie legate alle loro “vite” precedenti.

Insomma, il convegno si chiude con più domande di quante ne avevamo quando lo abbiamo iniziato, ma forse non è questo il bello dell’autentica ricerca? Per non fermarsi alla superfice delle cose e sondarle a fondo non è forse legittimo ogni tanto pretendere di immergersi nella riflessione lasciandosi condurre per sentieri inesplorati piuttosto di accontentarsi di suggestioni preconfezionate? Noi crediamo di sì…

Matteo Montagner

[immagini tratte da Google Immagini]

 

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