Testa bassa, corpo ricurvo e statico, se non per il nostro pollice che va su e giù, scorre liberamente su quel display capace di catturarci, di distrarci a tal punto da non percepire il tempo e tutto ciò che fluisce attorno a noi. Non vediamo nulla, noi che già siamo privi di una visione a 360°, ci riduciamo ad una ben più striminzita di circa 90°, distratti o concentrati su quel nulla che vi è in quel semplice e freddo schermo. Ci isoliamo e abbassiamo la guardia, non percepiamo al meglio che la vita prosegue all’esterno, a pochi centimetri o millimetri da noi, no. Siamo troppo impegnati a tenere la testa bassa, quasi come un atteggiamento di sottomissione, di vergogna nei confronti del mondo e di quel che potrebbe pensare di noi, del nostro viso che ora tendiamo a nascondere. Eppure questa nostra autoesclusione dalla vita non vale nulla singolarmente. Infatti nella nostra individualità veniamo schiacciati da noi stessi e dalla vita, dall’esistenza che al di fuori di noi continua, non curandosi di quelle che sono le nostre scelte, le nostre rese e le nostre soste. Anzi, tutto ciò si fa peso per noi e danneggia soltanto noi, danno peraltro che in questa accezione è ciò che ci meritiamo, non è un danno giusto, poiché il danno non è mai giusto, neanche nei confronti degli ingiusti, ma è comunque ciò che meritiamo come risultato di noi stessi.
La vita dannata la possiamo vivere, possiamo imboccare quel sentiero e nessuno ci fermerà da tale destino, nessuno se non proprio noi stessi. Ebbene si, come è in nostra facoltà la possibilità di esiliarci, di assoggettarci al display del cellullare, ingobbendoci per la troppa nociva tecnologia, siamo anche assolutamente liberi di alzare la testa, di prendere parte ad ogni attimo della nostra esistenza. Attraverso il nostro libero arbitrio possiamo scegliere quale sentiero intraprendere, arrivando a decidere per ogni secondo che possiamo vivere in mille differenti modi, ma che solo in uno troverà la sua ragion d’essere, il suo collocamento all’interno del tempo, della vita. Possiamo prendere qualsiasi istante a cui siamo soggetti ed esserne pienamente il soggetto, i protagonisti di questa vita che vuole essere vissuta da noi e solo da noi. Nessun altro compirà quell’azione che noi ci faremo sfuggire, magari scegliendone un’altra, o semplicemente non agendo proprio. Nessun altro porterà alla realtà effettiva quello che poteva essere un attimo scritto nello spazio, nel tempo e nella storia. Tutti sono troppo occupati a non farsi sfuggire i loro momenti da scrivere, a riconoscere quelli che sono offerti a loro e solo a loro, e non vi sarà conflitto se non quello tra noi stessi, tra il nostro essere e il nostro non-essere per dirla in termini parmenidei. Possiamo essere ogni cosa, come anche possiamo relegare al non-essere tutto ciò che tralasciamo, che non entra a far parte di ciò che siamo.
È un momento libero questa nostra scelta, un momento di estrema libertà che nella sua vastità, nella sua immensa finestra di possibilità, di dynamis che si fanno infinite e tutte proiettanti verso un determinato atto in futuro, arriva a creare quel sentimento di angoscia come direbbe Soren Kierkegaard. Dunque sta a noi prendere in mano ciò che realmente abbiamo, né sopravvalutandoci né sottovalutandoci, affrontando le interminabili e angoscianti scelte che si paventano di attimo in attimo. Se avremo il coraggio e sufficiente amor proprio per alzar la testa, aprirci al mondo in un visione mentale a 360°, nessun display potrà reggere il confronto con quel che è la vita che ci aspetta, quell’abito che magari non è fatto su misura per noi, ma in cui potremo sentirci assolutamente noi. Alzeremo la testa quando ci accorgeremo che la realtà a noi offerta da quel macro mondo virtuale non è altro che l’esatto opposto, quel vestito perfetto, nuovo e su misura ma disponibile ad un prezzo troppo alto per quel che noi possiamo offrire, un prezzo che se pagato ci porterebbe via la nostra stessa libertà, schiavizzandoci e negandoci la potenza d’ogni singolo attimo che potrebbe essere il più bello della nostra vita, ma al quale abbiamo in un qualche modo già rinunciato tempo addietro mediante ben altre scelte.
Alvise gasparini