Nel mondo una Donna su tre subisce qualche forma di violenza nel corso della vita.
In Europa sono sessantadue milioni, in Italia sei milioni e settecentoquarantatremila.
Donne di tutte le età, diverse per condizioni sociali, etnie, culture.
Eppure – tutte – accomunate da un filo sottile: la violenza subita.
Donne che vengono colpite in quanto tali, perché rappresentano il più debole tra i due sessi; questo è ciò che caratterizza maggiormente gli atti di violenza nei confronti del sesso femminile. L’incapacità di difendersi fisicamente ci munisce del sintomo della fragilità, nonostante non ci appartenga.
Mogli che vengono picchiate dai mariti, donne che vengono violentate nel corpo e nell’anima, figlie che vengono private della loro libertà da padri padroni, ex fidanzate che sono vittime di stalking.
L’uomo cerca di gridare la propria superiorità con le mani, perché le parole arrivano a non bastargli.
Più del 70% delle donne nel mondo ha subito, almeno una volta nella vita, violenza per il solo fatto di appartenere al genere femminile, 128 i femminicidi in Italia dall’inizio del 2013. Sono dati che fanno riflettere, che ci rivelano quanto – in un’epoca moderna come la nostra – sia ancora necessario lottare per sconfiggere questi scempi.
Dal punto di vista legale sono stati fatti molti progressi in questi anni: la Convenzione di Istanbul del 2011 è stata ratificata nel giugno scorso dall’Italia e grazie a questo testo è nato il decreto contro il femminicidio qualche mese dopo.
Creare tutele riconosciute è soltanto il primo passo, ma non è sufficiente.
Il passo più grande è da coltivare nella società, nelle mentalità chiuse, nei messaggi gridati e in quelli sottovoce. Non è semplice parlarne, la maggior parte delle persone non è interessata, o, ancora peggio, non ascolta.
Una settimana fa una ragazza, Nicole Della Pietà, mi ha parlato di un progetto mirato proprio a combattere la violenza contro le donne, attraverso una pubblicità progresso e a livello di social networks.
Un messaggio semplice, eppure così efficacie; di questo si tratta.
Nella pagina facebook dedicata a questo progetto ci sono moltissimi selfie in cui le donne esibiscono, attraverso la scritta #SAYNO il loro schierarsi contro ogni tipo di violenza subita dal sesso femminile.
Dire no, urlare no, diffondere i no. Schierarsi per il NO.
È una campagna giovane, è un messaggio adatto ad ogni tempo. Ad ogni luogo. Ad ogni forma.
Troppo spesso le donne vengono rappresentate come soggetti deboli, fragili, da proteggere piuttosto che da tutelare. Le prime tra tutti a trasmettere questo messaggio siamo proprio noi, sempre alla ricerca di qualcuno che ci dia sicurezza, o che semplicemente ci regali una vita “al sicuro”.
Io dico no. Dico che noi per prime dobbiamo combattere per essere al sicuro.
Le vicende di questi giorni parlano chiaro, sanno di troppa realtà e troppa poca considerazione.
Nessuna donna merita di subire violenza. Dalle parole, ai ricatti, agli abusi, ai lividi, fino al femminicidio. Perché non siamo anime fragili, non siamo piccole ed indifese, non siamo insignificanti e incapaci di essere indipendenti.
È vile, è meschino, è gretto, è disumano, è insicuro, è fragile l’uomo che fa del male ad una donna.
Ce lo dicono i fatti, ce lo raccontano le vicende di tutti i giorni e non.
Nell’osservare la pagina facebook di “IO DICO BASTA. E TU?”, ho notato come possiamo essere capaci di partecipare attivamente, di essere ostinatamente schierate, di essere più forti di ogni piccola o grande violenza.
Per imparare, per schierarci, per non rendere di poca importanza una realtà che ci riguarda, purtroppo, da così vicino.
E, soprattutto, per essere consapevoli del fatto che
La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.
Isaac Asimov
Cecilia Coletta
[Immagini tratte da Google Immagini]