30 maggio 2016 Emanuele Lepore

DI NOTE E RIVOLUZIONI (Ma anche di notte, rivoluzioni)

<p>Cage for bird</p>

Caro Lettore,

sono qui seduto alla mia scrivania e, mentre  scrivo queste poche parole, la notte ronza delle prime zanzare veneziane; le dita battono sulla tastiera del computer, perché voglio raccontarti una storia nella quale sono inciampato.
È la storia di molti uomini, di molti tracciati umani che si intrecciano in una matassa narrativa forte, a maglie serrate, dal ritmo incalzante. Volutamente sgraziata: è un balzo; e nessuno dà garanzie riguardo all’eventuale schianto.
Quando mi è stata urlata, suonata per la prima volta, un retrogusto amaro ha tradito i cantastorie che si nascondevano dentro le casse del pc: si chiamano Wu Ming.
Ma anche “Q”, “Altai”, “L’ Armata dei sonnambuli” e in altri modi ancora: ogni loro opera è un frammento della identità che si sono cuciti, nel corso degli anni.
Secondo alcuni sono scrittori nati per metà nella terra del Sol levante, per metà nella città di Bologna; secondo altri sono dissidenti cinesi, figli segreti di Mao ma questa ipotesi è la meno accreditata: si sa, quel tipo lì, i bambini, li avrebbe fagocitati in un sol boccone.
Che siano bolognesi o cinesi, in effetti, poco importa ai fini della nostra storia.
Sono scrittori e, come tutti coloro i quali si votano alla scrittura, hanno il vizio di raccontare storie: è viscerale, istintuale; poi interviene la ragione a dare la misura.
Si chiamano “Wu Ming”; ma anche “Wu Ming Contingent”: ed è in questa veste che mi hanno narrato la storia che io propongo a te, Lettore.
Perché?
Innanzitutto perché so che vivi tutta la giornata nella speranza di ascoltare buona musica e buone storie. E meticcia, ibrida, mescolata è questa storia: è un peana a denti stretti prima della battaglia, è un monito nei confronti chi già sgomita per avere un posto in prima fila, per poter filmare lo spettacolo e postarlo  sul social network più trafficato battendo gli altri sul tempo.
Perché ho deciso di proporti questa storia?
Perché voglio indicarti una strada poco battuta, una strada irta di ostacoli da superare: il cammino richiederà tutta la tua determinazione.
Voglio che tu rompa le catene dell’ illusione collettiva che tiene noi tutti prigionieri. E forse l’ambizione avrà la meglio su di me, ma tentare è un dovere morale.
Anche per mezzo dell’ ascolto di un album meticcio, ibrido, mescolato.
E meticcio, ibrido, mescolato è il modo in cui decido di scriverti, questa volta.
Perché?
Perché sento la tua fame di autenticità ed io, nel momento in cui ho accettato di raccontarti la musica della mia vita, ho deliberatamente sacrificato ogni possibilità di finzione nei tuoi confronti.
Ho già scritto abbastanza, forse troppo.
Ora sta a te: ascolta, rifletti, rispondimi.


Ti saluto con affetto,

Musicalmente tuo Emanuele

Emanuele Lepore

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