Ogni anno, un po’ come quando a Natale si aspetta con ansia la mezzanotte della vigilia per scartare i regali, la notte di San Lorenzo rappresenta un’occasione da non perdere.
Ci si distende sulla spiaggia e si guarda il cielo, con lo sguardo un po’ perso nel vuoto.
Si attende la scia luminosa di quella stella che traccia, sul cielo scuro, un disegno dorato.
Si esprime quel desiderio, meditato nei giorni precedenti, nella ferma convinzione che qualcosa potrà cambiare, che davvero ci sarà una svolta.
Pensi, desideri, esprimi. Pensi, desideri, esprimi. Pensi, desideri, esprimi.
Oramai è un rituale da condividere, dovunque. Magari si passa tutta la notte, come facevo da piccola, a fissare l’oscurità, con quel desiderio lì, fissato in mente; ma ero talmente concentrata a guardare le stelle, che dimenticavo la scia..non la vedevo mai. E il mio sogno rimaneva in un cassetto impolverato, chiuso a chiave.
Quando si parla di desideri, ci buttiamo a capofitto in ciò che cerchiamo.
Nell’infanzia era tutto più facile, bastava carta e penna e passevamo un’intera giornata a riempire la letterina che i nostri genitori avrebbero spedito per noi al Polo Nord, al nostro caro Babbo Natale.
Cosa mi manca?Cosa vorrei quest’anno?
Caro Babbo Natale, per Natale vorrei..
la casa nuova delle bambole, la più grande che c’è..
e quella macchinina lì..per andare lontano lontano..
per scappare via…
Ogni anno, l’elenco dei doni da scrivere era diverso, c’era sempre qualcosa che non avevamo, che qualcuno già possedeva e che avremmo voluto avere. Così, per colmare quella mancanza, c’era il Papà di tutti i Bambini.
Malgrado fosse tutta un’illusione e Babbo Natale non esistesse, lo stesso spirito si risveglia nell’animo di ognuno di noi nel presente, come durante questa notte magica in cui basta vedere una stella cadente per fare in modo che il proprio desiderio si realizzi.
E una volta espresso, ne abbiamo subito un altro, in un angolo della mente, pronto ad essere ripescato nel momento in cui la successiva scia dorata diviene visibile.
Encore, encore, encore..
Encore (Ancora) è il titolo con cui Jacques Lacan ha dedicato uno dei suoi Seminari sul tema dell’amore.
A differenza della concezione libertina che, privilegiando il nuovo a scapito del vecchio, riduce la società alla liquidità baumaniana dove perfino le relazioni, l’amore e le persone vengono ridotte ad oggetti usa e getta e dove il desiderio rifiuta ogni idea di costanza e permanenza, Lacan sostiene l’importanza del rinnovamento dello Stesso.
“Ancora” è, in effetti, la forma basica che assume la domanda d’amore in quanto tale.
Ancora, ancora, ancora lo stesso, ancora come oggi, ancora come adesso, ancora una volta, ancora..Volere ancora lo stesso che non basta mai, che si vuole bere ancora perché disseta e, al tempo stesso, alimenta una nuova sete che non si esaurisce, ma che cresce proprio mentre si prova a esaurire senza però mai poterla esaurire davvero.
Così Massimo Recalcati nel suo ultimo libro Non è più come prima spiega l’incremento vitale prodotto dal dono dell’amore.
Il desiderio non si esaurisce nella consumazione istantanea di un oggetto, non c’è continuamente un nuovo bene da cui ricavare piacere e soddisfacimento lasciandoci rinchiusi in un circolo vizioso senza fine.
È vero, c’è sempre qualcosa che ci manca, qualcosa che non abbiamo e che desidereremo avere, che idealizziamo e che cristallizziamo in una scia stellata che attraversa la notte. Daltronde siamo e saremo sempre esseri desideranti, bisognosi di tutto e affamati del Nuovo.
Ciò che conta, tuttavia, è saper dare il giusto valore alla novità; una novità ceh non può e non deve rientrare nell’errato circolo di pensiero- desiderio -espressione del desiderio.
Attraversando le parole di Massimo Recalcati:
L’amore che dura resiste alla spinta corrosiva del godimento fine a se stesso e rifiuta l’illusione che la felicità sia del Nuovo, in ciò che ancora non si possiede. Per questo amore è il Nuovo che anziché attaccare il legame si trasforma in legame. Esso non vive la gioia di un attimo, ma esige ostinatamente la sua infinita ripetizione perché è solo nella ripetizione che si può manifestare il vero volto, il solo credibile, del Nuovo.
In questo frammento, tratto dallo stesso libro che precedentemente ho citato, il Nuovo rappresenta l’identico, o meglio, il fresco rinnovamento dello stesso desiderio amoroso.
Ciò che più si dona, più ci arricchisce.
Sara Roggi
[Immagini tratte da Google Images]