Nel 1994 un certo Giorgio Gaber cantava Destra-Sinistra, una canzone tra il serio ed il faceto per ironizzare sull’ingenua facilità di distinguere i due emisferi politici, in un’epoca in cui la differenza è difficilissima da scovare.
Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…
Nel 2014 un nuovo Giorgio Gaber potrebbe benissimo riscrivere una canzone simile: dove sta, oggi, la differenza tra la destra e la sinistra politiche?
Tanti partiti che tengono a precisare la loro assoluta diversità gli uni dagli altri senza arrivare da nessuna parte, o peggio per arrivare dalla stessa parte!
Ricchezza o povertà in questa politica odierna?
Rivedendo la storia passata della nostra politica direi che ci stiamo impoverendo qualitativamente, moralmente, eticamente ma soprattutto idealmente.
Nietzsche diceva che
anche per i più grandi uomini di stato fare politica vuol dire improvvisare e sperare nella fortuna
ed in parte condivido tale pensiero perché nessuno potrà mai avere tutto sotto controllo; il problema di oggi è che forse mancano i ‘grandi uomini di stato’, quelli che Orwell chiamerebbe
‘utopisti con la testa tra le nuvole’ a fronte dei ‘realisti con i piedi nel fango’.
Mi chiedo dove siano finiti quegli utopisti, quegli uomini capaci di credere nella potenza di un ideale, nella ricchezza del confronto, nella bellezza della Politica platonica, ossia quella che crede nell’uguaglianza ma anche nel mantenimento delle differenze di virtù, talento ed educazione che sono ciò che rendono ciascuno peculiare; uno Stato in cui tutti agiscano in base alle proprie attitudini: agli individui nei quali prevale l’anima razionale spetterà il governo, a quelli in cui prevale l’anima irascibile la difesa e a quelli in cui prevale l’anima concupiscibile la produzione dei beni. Questa è la giustizia dello Stato: fare ognuno quello che gli compete per il raggiungimento del Bene comune.
Il nostro scopo nel fondare lo Stato non è di rendere felice un unico tipo di cittadini, ma che sia felice quanto il più possibile lo stato nella sua totalità.
Platone, Repubblica, 420b-c
Mi guardo indietro e trovo Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante.
Sinistra vs Destra, uno scontro reale tra due politici reali che hanno saputo credere nei loro ideali.
Il primo nel 1943 aderisce al Partito Comunista Italiano, il secondo sin da giovane aderisce ai GUF, Gruppi Universitari Fascisti.
Berlinguer diventa Segretario del PCI e Almirante del Movimento Sociale Italiano.
Entrambi leader di partiti politicamente estremi nel dopoguerra, entrambi miti per due aree politiche che sono attualmente prive di leadership, entrambi personaggi integri; entrambi hanno vissuto gli orrori della guerra, tutti e due si sono battuti per riportare alla luce due estremismi politici con coraggio ed intelligenza: Berlinguer con il suo compromesso storico attraverso cui cerca l’incontro tra cattolici, laici e comunisti e Almirante con la volontà di ridare un’identità al suo partito, ‘vivendo da fascisti in democrazia’.
Idee divenute quasi fatti che, anche se comprensibilmente difficili da accettare, sono passate alla storia, così come i loro discorsi, capaci di colpire al cuore anche l’avversario.
Li definirei entrambi “OltreUomo” come intendeva Nietzsche: l’uomo diviene se stesso superando la scoperta atroce dell’inesistenza di uno scopo in questa vita, rendendosi libero dall’ipocrisia moralista attraverso i propri valori. Raggiunto questo apice esercita il diritto di opporsi all’ipocrisia della massa.
L’OltreUomo è la meta a cui tendere soprattutto oggi perché quella politica non esiste più, in quanto soffocata da un’altra in cui rigore, etica, morale ed idee si sono esaurite per lasciare (troppo) spazio alla ridondanza della retorica e all’interesse.
Valeria Genova
[Immagini tratte da Google Immagini]