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Confessioni di un idealista

Confessioni di un idealista

Due tendenze imperversano sul mondo – e a volte questo mondo è un delirio amico mio! – l’una esiste se contrapposta all’altra sino a confluire teneramente in una moderna ed anti – idealista teoria delle due fonti. Riponiamo speranze nel buon Dio? Potremmo tuttalpiù riporre qualche speranza nella buona sorte o disturbare quel mio potente Signore: il Caso. Ma il buon idealista – qual io sono – non si lascerà trasportare dalla felicità d’un Caso manifesto piuttosto preferirebbe tormentarsi con cieli inesistenti; donare le proprie membra a Verità che volano alte, più che per celestiale magnificenza, per evitare di esser disturbate. Quest’ultimo idealista, governato da un istinto che non trova pace e innamorato della buona sorte che persino i bambini sanno che ama alla cieca… quest’ultimo idealista non si arrenderà!

In viaggio con gli asceti

Nel mio primo viaggio, oscurato dalla mia stessa presenza, decisi di portar con me, per compagnia, tre uomini eguali nella carne ma differenti per vocazione spirituale. Dissi loro che sentivo il bisogno di uscire dal buio dell’incertezza e dell’incostanza; che desideravo la luce eterna di una verità assoluta. Al calare della sera, i tre stralucenti personaggi, ognuno a suo modo, volle dimostrarmi la forza delle proprie credenze; di quella tanto agognata sintesi ideale di luce eterna. Così il cristiano munito di frusta, incominciò a dilaniarsi la schiena e contemporaneamente urlò: “Vedi? Io non perirò perché vivo di luce divina! Dio ci salverà dal male che ci facciamo e dal buio in cui viviamo! Tu, nuovo idealista, abbandonati alla sua fede di vero e puro amore!” ed io annui e stetti a guardare quel sangue che traboccava dalle sue ferite. Il musulmano prese al volo l’occasione ed esclamò: “Io farò di meglio! Ti mostrerò che le porte del paradiso eterno sono di facile accesso, se seguirai i precetti di Maometto.” e detto questo si scagliò contro il cristiano, oramai esanime, e si lasciò esplodere. Questo buontempone nascondeva del tritolo – e le sue chiavi paradisiache! – sotto le vesti. Rimase con me solo quel terzo uomo, che si professò ateo: egli non ebbe nulla da dire e si limitò ad indicare l’alba del nuovo giorno, che oltrepassava la linea dell’orizzonte. Così vidi la luce che cercavo, fra le tenebre della notte, ed ero ebbro dell’unico narcotico che non mente mai: l’alba del domani, il mio ideale terrestre.

La quadratura del cerchio

Ma il più angoscioso dei miei viaggi fu quando partì alla ricerca della verità: irrimediabilmente finì in una paradossale ricerca del senso della morte. Fu tanta la pesantezza dei miei pensieri che per scacciarli via dovetti inscenare la loro implosione e così disegnai il loro perimetro come un cerchio non più grande del palmo della mano. Teso sino alla più assoluta trascendenza licenziai il pennello e di conseguenza lasciai al domani il restante viaggio: quel cerchio fu per anni la mia ossessione! Il fatto che esso sia ancora qui non è certo un buon segno, ma son certo che prima o poi chiuderò o quadrerò il cerchio; prima o poi annegherò i miei pensieri in qualche mare sterminato. Questo mare sterminato, senza fine ed irraggiungibile, lo chiamerò “Libertà”! Per onore della cronaca, questo viaggio – e la quadratura! – non lo completai più.

Plenilunio idealista

Tra questi viaggi, i pensieri divenivano concentrici: essi stringevano in una morsa il mio corpo. Dopotutto non c’era altra cosa da stringere! Presso me tutto eccedeva nel tempo, nella sostanza, volgendo al tramonto. Le strade europee sono le più adatte per il cammino di un idealista: spesse, ruvide, antiche e piene di storia e passeggi: adatte per chi avvia al tramonto una volontà, un amore o un valore irrancidito.
Solo tramontando, oltrepassai ogni limite che il mio corpo e la mia mente potevano tollerare; valicai l’inutile confine che mi rende italiano! Oltrepassai la legge, Dio e seppur d’una spanna superai persino lo stato d’ebbrezza del mio cuore ma nonostante tutto questo sforzo sono ancora qui, su questa meravigliosa Terra! Sono l’ultimo idealista e quindi, nonostante tutto, ho un alba sulla linea dell’orizzonte ed un mare di libertà che mi separa dalla prossima.

Macinavo chilometri, strade, tramonti, albe e nel frattempo stilavo la traiettoria dei miei desideri verso un imperativo avanguardistico. Senza lasciarmi sedurre dall’insaziabile sete di conoscenza; senza voler sapere qual è la massima verità di questo o di quell’altro mondo. Non mi andava di sapere la genesi del mio ideale. Così da lì a breve la mia gabbia prospettica diventò l’Arte: piena di intenzioni frivole e gregarie; di interessi e di risentimento. Sentimenti che poco dopo si sobbarcarono l’onere e l’onore di redarre per me testi, aforismi, manifesti e baleni vari. Così dopo tanti viaggi, tanti chilometri, tante parole e colori mi reinventai artista!

Novilunio idealista

Non mi bastava! Non mi saziava questa mia nuova veste da idealista e così decisi di rendermi – e vendermi! – come una risorsa utile: poliedrica e che potesse stare su molti campi. Entrai nella società civile con un curriculum vitae che rispecchiava il mio mondo anziché la mia personale escalation di fallimenti. In realtà a questa semplice e rozza società civile bastava ed avanzavano i fallimenti. Alla società civile non interessa il nuovo, l’avanguardia o la nicchia di un ideale bensì la ciò che fa massa e conserva; tuttalpiù qualcuno che sappia impressionare per bene e con maestosità. Ma mi rendo conto che l’errore fu ed è il mio: non si può parlare di società, di ideali e di avanguardia sul mercato, a meno che non siano vendibili e spendibili in e per denaro sonante.

Ah! Se questi uomini contemporanei avessero passato il loro tempo a costruire nuovi e semplici valori, condivisi ed illuminati anziché installare sul mondo questa macchina macina-denaro dai profondi abissi e dai cieli inesistenti chiamata mercato – o Finanzcapitalismo. Ma come accadde tutto ciò? Eppure anche i mercanti soffrono le pene dell’inferno, nel momento in cui vanno alla ricerca di amici e d’amore; anche loro non vengono ascoltati se prima non fan tintinnare le monete.

Ma il mio lungo viaggiare stava per giungere a termine ed io sentivo ancora l’ardere del fuoco della mia passione idealistica. Ammiravo il suo fiammeggiare, finché non vidi ogni mia emozione diventare cenere…
“Non lasciarci sole! Non lasciarci ma vieni con noi per continuare a creare!” dissero le mie emozioni prima di scomparire ed io, tutto solo, mi incamminai nell’oscurità andando incontro anche all’alba dell’altro mondo.

Salvatore Musumarra

[Fonte immagine: NasaPrimo scatto della Terra dalla Luna del 23 agosto 1966.]

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