Quando decisi di tornare non immaginavo felicità più grande, ero di nuovo nella mia fortezza, in quella casa scrigno di ricordi preziosi, capace di cullarmi, di farmi addormentare nell’illusione di poter tornare bambina, quando il nonno era ancora con noi, quando tutto, anche se solo in apparenza, prendeva le sembianze della normalità.
Per un po’ di mesi è stato così, tutto andava benissimo, tutta la mia quotidianità era racchiusa in un’atmosfera ovattata, un’ immagine distorta che mi era stata declinata come verità assoluta prima impossibile da far emergere.
Credevo di poter aver più tempo, mi illudevo fosse davvero diverso.
Ho pensato a volte di essere afflitta dalla “sindrome di Stoccolma” o una di quelle patologie psicologiche inspiegabile….invece ho compreso che credo semplicemente è stupidamente nel genere umano. Ci credo così disperatamente da voler giustificare azioni e parole taglienti come lame e l’ho compreso troppo tardi, perché quella notte, quando la porta si è spalancata e ho sentito lui urlare, ho realizzato che tutto sarebbe tornato come prima, che il mantello dell’invisibilità di Harry era tornato al suo proprietario, rivelando le forme dell’orco che da lì sarebbe solo stato in grado di sgretolarmi tra le sue mani, quasi fossi di argilla essiccata al sole, non trattata; perché quando si è “nudi e crudi”, anime prive di artifici, la possibilità di essere schiacciati dalla malvagità e dalla cattiveria si moltiplicano.
Ho dovuto accettarlo, ho dovuto accettare di abbandonare la MIA CASA, i miei ricordi più cari; ho compreso di dover sradicare ogni cosa dal terreno dove per anni tutto è vissuto, per trapiantare in un luogo nuovo, da curare, da fertilizzare, di cui prendersi cura. Un luogo, però, solo mio dove non aver più paura la notte, dove essere libera di essere serena e per alcuni è così scontato da non realizzare quale dono prezioso sia.
Stamattina la luce del sole delle sei batteva sul parabrezza, l’aria entrava furtiva dal finestrino, quasi a volermi accarezzare e io mi sono scoperta sorridere; per quanto possa essere complicata la propria origine, nel momento in cui il cambiamento inizia a prendere forma, la libertà inebria ogni parte di quell’animo ferito e martoriato, le cicatrici resteranno, come righe di un diario, perché ogni lacrima ha condotto alla rinascita intrapresa e va ricordata, custodita, come uno dei tesori più cari che si possiede, perché una rinascita non può non derivare dalla sofferenza vissuta.
Ogni cosa passata resterà, perché ogni evento ha portato con sè effetti positivi.
Rilke scrisse di aver pazienza per quanto ancora di irrisolto risiede nelle nostre anime, di guardare alle domande stesse come fossero libri scritti in una lingua straniera, di non cercare risposte che non potrebbero arrivare in quanto non vissute, perché l’essenza della vita risiede nella capacità di vivere tutti i momenti; così ci si avvicinerà, senza nemmeno percepirlo, all’ottenimento di quelle risposte così tanto agoniate quanto evitate per il timore facessero troppo male.
E io, oggi, ho le risposte.
Nicole Della Pietà
[immagine tratta da Google Immagini]