Topi tripli, uccelli ricorsivi e isole all’occhio di bue. Figure curiose, stranianti e misteriose costellano il Codex Seraphinianus, la celebre enciclopedia immaginaria di Luigi Serafini1.
Sono minerali, vegetali e animali, ma anche macchine, architetture e costumi. Tutte cose impossibili, fotografate tassonomicamente dalla china e dalle matite colorate dell’autore. L’assurdità delle illustrazioni, enigmatiche e sfuggenti, irreali e surreali, apre all’ambiguità semantica. E la polisemia, si sa, rappresenta l’orizzonte entro cui si muove liberamente, quindi creativamente, la facoltà immaginativa.
Siccome una delle vie di accesso alla filosofia è proprio l’immaginazione, quando La valigia del filosofo introduce ai bambini argomenti di ontologia2 spesso intraprende questo sentiero.
È una strada, per l’appunto, poco lineare, piena di curve e di bivi. E le sue bivalenze e digressioni, come insegna Tristram Shandy3, sono ciò che la rende imprevedibile e interessante.
Apriamo una pagina del Codex rivolgendola alla classe e chiediamo ai bambini di descriverci cosa vedono.
Esserini rossi piccoli come formiche, una specie di lucertola o di varano, con una lingua molto stretta e lunga! – Interviene Roberta.
C’è un filo attorcigliato sulla coda, anzi è proprio la coda fatta così, e questo filo esce dalla bocca passando però dentro il corpo! – Puntualizza Elia, orgoglioso della sua osservazione.
Ha un ago al posto di una zampa e sta cucendo il suo nido per terra – Risponde sottovoce Riccardo.
Non è per terra, è nell’acqua! Vedi, ha anche le zampe palmate – Polemizza Elia, che vuole sempre avere l’ultima parola.
A partire da figure fantastiche come quella mostrata, i bambini disegnano sul quaderno del filosofo tanti altri animali di loro invenzione. Qualcuno, che pensa di non essere bravo con gli animali, illustra una serie di piante immaginarie. Altri ancora si dedicano alle macchine impossibili. E così via, ognuno crea la sua voce enciclopedica.
Quando, al termine dell’opera, i bambini interpretano le immagini di un compagno, senza che questo abbia spiegato loro nulla, sembra emergere una verità: ogni figura disegnata presenta più riferimenti di quanti previsti da ciascun piccolo autore.
Alleniamoci a trovarne ancora, giochiamo a interpretare. Interpretare è una parola che per parente sembra avere l’inventare. Si tratta di esercitare l’immaginazione cercando una situazione nuova a cui un certo disegno può accedere. È un esercizio che incontra la curiosità dei bambini, ne attiva l’interesse e alimenta quel senso di libertà interiore che il bambino respira di fronte alle infinite possibilità di interpretazione che le esperienze gli suggeriscono. Ed è un esercizio che, percorrendo sentieri curvi e sperimentandone nuove ramificazioni, zigzag e imprevisti sottopassi, può sicuramente divertire. Oltre che essere propedeutico a nuovi quesiti filosofici.
Quante cose astratte possono esistere? Quali cose astratte possono esistere? Le cose astratte che esistono per te possono essere le stesse cose astratte che esistono per me? Sono domande che questo incontro di laboratorio, spontaneamente genera da sé, attraverso questa ed altre zigzaganti attività.
La valigia del filosofo
NOTE:
1. Luigi Serafini è un artista, architetto e designer italiano, nato a Roma nel 1949. Nel 1981 ha pubblicato per la casa editrice parmense Franco Maria Ricci il Codex Seraphinianus.
2. Intendiamo per “ontologia” quella branca della filosofia che si occupa di studiare cosa esiste.
3. L. Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, Gentiluomo, Mondadori, Milano, 2005 (1759).
[Photo credit La valigia del filosofo]