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Che ci importa del mondo – Selvaggia Lucarelli

 

“Succede che quando non si ama da un po’, l’amore diventa una cosa che guardi da lontano, col piglio borioso di quello che ne sa, mentre gli altri nuotano, a fatica, nell’acquetta tiepida delle illusioni. Quelli annaspano, agitano le braccia, buttano giù qualche sorso qua e là, e tu scruti dallo scoglio più alto. Perché le fregature te le ricordi tutte. Te le sei perfino appuntate, diligentemente, sull’agendina degli intoppi ricorrenti, degli incidenti di percorso, dei finali noti. Sai che l’amore per certi versi fa schifo. Che sa essere il più raffinato dei sentimentali e il più rozzo dei cafoni. Che può fare di te il più fesso dei babbei e il più spietato dei menefreghisti. Mi ricordo tutto. E ogni tanto, quando l’amore mi manca, vado a rileggermi la lista delle cose che non mi mancano, provando per un attimo un sollievo profondo e rigenerante”.

 

Le prime righe di Che ci importa del mondo di Selvaggia Lucarelli ci trasportano già nella dimensione di Viola, protagonista al femminile del romanzo.

Donna, opinionista di successo, mamma a tempo pieno: Viola Agen vive una vita normale, in cui per moltissime di noi è possibile rispecchiarsi. E’ un personaggio forte, carismatico, sensibile, autentico. E’ femminile e determinata; è autoironica e sicura di sé. Pagina dopo pagina, ci trasporta nel suo mondo, tra quotidianità e imprevisti di ogni giorno. Tra le chiacchierate con le amiche e i dialoghi col figlio Orlando. Tra le telefonate con l’ex marito e i ricordi di amori passati. Tra il suo essere – come moltissime donne – “multitasking” e la capacità di pensare a se stessa.

Viola ci piace perché non è una donna perfetta, Viola è una donna assolutamente normale. Anzi, mi correggo, una grande donna assolutamente normale.

Che ci importa del mondo era uscito da pochissimo ed era già per noi donne un “must have” al pari del tubino nero stile Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”.
Una storia semplice che non cade nella banalità, personaggi variegati nelle loro differenze, un’Autrice capace di scrivere per davvero; questi i tre ingredienti principali.

Chi di noi non ha una chat di gruppo con le amiche su whatsapp?

Chi di noi non ha un ex ingombrante con cui fare i conti?

Chi di noi non ha qualcuno con cui confrontarsi?

Tutte. Dalla più forte alla più insicura. Dalla più timida alla più sfacciata.
Tutte abbiamo la nostra quotidianità e i nostri scheletri nell’armadio con cui convivere; il segreto di Viola è riuscirci primariamente per se stessa.
Non esistono donne poco emotive, esistono donne che fanno delle loro emozioni i loro punti di forza.
Non esistono difficoltà insuperabili, si può imparare a contare fino a dieci o fino a quarantacinque prima di prendere la decisione giusta.
E Viola è così, un quasi perfetto alter ego di Selvaggia Lucarelli.

Tutti, all’uscita di questo suo primo romanzo, l’undici di aprile scorso, eravamo curiosi di leggerla in una nuova versione; è famosa per i suoi brillanti articoli sul quotidiano Libero, per il suo ruolo a livello radiofonico, per la sua grande influenza a livello di web. Le donne la amano e la maggior parte degli uomini la temono.
Ma che veste avrebbe indossato in questa nuova avventura?

E’ rimasta semplicemente se stessa, nelle parti autobiografiche e non. Con il suo modo di esprimersi, con la sua brillante autoironia e col suo essere, a tutto tondo, una donna capace di scegliere sempre il gioco a cui giocare.

Leggendo Che ci importa del mondo ho riso, grazie ai dialoghi carichi di espressività.

Mi sono commossa, nelle chiacchierate tra Viola e Orlando e nella sua saggezza di bambino di otto anni.

Mi sono rivista, nei vecchi ricordi amorosi che troppo spesso tormentano noi donne.

Mi sono stupita, di come le corazze, a volte, si possano piacevolmente abbattere.

E’ uno di quei libri che vorresti che non finissero mai, uno di quelli di cui leggi e rileggi alcune parti e molte pagine, perché le senti “tue” senza stancartene.
Ma, più di ogni altra cosa, è quello che ci insegna a lottare per diventare la donna che tutte vorremmo essere: indipendente ma capace di condividere.

Cecilia Coletta

[Immagini tratte da Google immagini]

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