Una parola per voi: fine. Dicembre 2019

«Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa […]. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. […] Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. […] Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse».

Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese

Con queste celebri parole Antonio Gramsci, politico e intellettuale che ha fatto la storia del secolo scorso, riflette sul senso che ha per lui il capodanno. Afferma di detestarlo, perché è una data che segna contemporaneamente una fine e un inizio, ma lo fa con un’imposizione, fissando qualcosa di fluido che dovrebbe essere lasciato scorrere liberamente: il flusso della vita, che è un intreccio di cominciamento e termine. Per questo il pensatore arriva ad affermare che per lui ogni giorno è capodanno, poiché ad ogni risveglio ricomincia a vivere, quasi ex novo, si potrebbe dire, interpretando le sue parole.
Oggi il capodanno è identificato non tanto con il primo gennaio quanto con i festeggiamenti del 31 dicembre: cenoni con amici o parenti, fuochi d’artificio e spumante a mezzanotte. In effetti, tutto questo ci viene imposto, sia a livello commerciale che a livello culturale. La maggior parte di noi tuttavia, accetta di buon grado questa velata coercizione, perché in è un’occasione conviviale e piacevole, che permette di fare festa in allegria.
Siamo a dicembre e la fine del 2019 è vicinissima, così come la fine di questa rubrica, Una parola per voi, che vi accompagna da più di un anno. Ma, per dirla con Gramsci, ogni fine è in realtà un rinnovamento, che sia esso imposto o meno. Torneremo, noi de La Chiave di Sophia, con nuove idee e nuovi progetti per voi. Vi salutiamo con la parola ‘fine’, proponendovi un film, un libro, una canzone, un’opera artistica che rifletta proprio su quest’ultima parola per voi.

 

UN FILM

viva-la-liberta-fine-la-chiave-di-sophiaViva la libertà – Roberto Andò
Sappiamo veramente quando sta per giungere la nostra fine? «Qual è questa figura che si allontana nella pioggia?» Citando il film Viva la libertà, dove il protagonista, interpretato da Toni Servillo, sembra saperlo bene e per altro si confonde con il suo sosia fratello.
Nel film troviamo, infatti, due protagonisti composti dagli stessi volti e questo può rende il tutto più difficile. Poco importa. Da una parte si parla di un partito politico in decadenza; dall’altra di un uomo che deve fare fronte ai propri dilemmi esistenziali. La fine sembra essere vicina per entrambi i casi.
Allo stesso tempo, però, c’è il flusso della vita e delle esperienze, perché dopo tutto ogni giorno è Capodanno.
Solo il prossimo telespettatore potrà darne un giudizio: chi effettivamente inizierà con pienezza a vivere o chi, tra di i due, sarà destinato a compiersi, decadendo. È difficile in poche righe descriverne la prassi. Ed è forse meglio così concluderne la recensione.

 

UN’OPERA D’ARTE

hokusai-fine-la-chiave-di-sophiaCardellino e ciliegio piangente – Hokusai
Xilografia policroma del 1832 Cardellino e ciliegio piangente, appartenente alla serie Piccoli fiori, è un poetico esempio di Kachoga, ovvero pittura di fiori e uccelli. Sensuale e leggiadra rappresentazione ridotta all’essenziale, lo schiudersi dei fiori nel rigoglio primaverile, è associata a un haiku della tradizione giapponese: Un uccellino, solo/ è uscito tutto bagnato:/ i ciliegi del mattino (Tori hitotsu/ nurete hidekeri/ asazakura). Inusuale e suggestivo per un osservatore occidentale è il punto di vista dal basso: attraverso tale prospettiva galleggiante il cardellino è raffigurato di scorcio come se venisse osservato dall’artista sdraiato sotto l’albero di ciliegio gli occhi verso il cielo, evocato dallo sfondo blu. I pittori giapponesi – come diceva Van Gogh – vivono nella natura essi stessi fiori: la fine dell’artista Hokusai è quindi l’inizio dell’artista Hokusai che si fonde in armonia panica con la natura trasponendosi al tempo stesso al di qua e al di là della rappresentazione e in essa.

 

UNA CANZONE

radiohead-fine-la-chiave-di-sophiaWhere I end and you begin – Radiohead
Where I end and you begin (The Sky is falling in) si inserisce appieno nell’album Hail to the Thief (2003) sottotitolato The Gloaming. Il crepuscolo è infatti quel momento di divario e di fusione, di scambio, di incontro e scontro, di inizio e fine: «There’s a gap in between/ There’s a gap where we meet/ where I end and You begin». Interpretabile come dilatazione di un momento d’amore dove estaticamente l’I and You si confondono («Where I end and You begin, 1,2,3,4,5,6,7…») e su un piano anche esistenziale, quasi malickiano («The dinosaurs roam the earth/ The sky turns green»), la canzone è essa stessa crepuscolo, franta e ripetutamente avvolta su se stessa, e non si fissa su un’unica pista di senso ma attraverso l’uso dei pronomi (I e You) l’inizio e la fine possono considerarsi tra loro speculari ma anche, sebbene all’interno di un medesimo flusso, tappe consecutive.

 

UN LIBRO

terzani-fine-la-chiave-di-sophiaLa fine è il mio inizio – Tiziano Terzani
Ormai al tramonto di una profonda esistenza, Terzani intraprende un lungo dialogo con il figlio Folco presso la dimora di Orsigna. Seduti all’ombra di un albero, con la sola compagnia della natura e di un registratore, l’autore riporta alla memoria aneddoti, avventure e avvenimenti tragici. Ripercorre così la storia più recente dell’Asia, la crudeltà che a lungo prese in ostaggio il Vietnam, la delusione dell’esperimento comunista cinese, gli incontri più o meno bizzarri, la passione per le statue tibetane e la curiosità per gli uccelli esotici. Così, mentre il fuoco dell’esistenza si spegne, la pienezza del vissuto di Terzani risplende in tutto il suo fulgore.

 

 

Francesca Plesnizer, Simone Pederzolli, Rossella Farnese, Sonia Cominassi

 

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Una parola per voi: antipatia. Novembre 2019

«Il mese di novembre è il più antipatico che ci sia in tutto l’anno» disse Meg uno scuro dopopranzo, guardando dalla finestra il povero giardino spoglio di tutti i suoi fiori.
«È per questo che io sono nata in quel mese» osservò Jo.
– Louisa May Alcott, Piccole donne

Come dice Meg, la sorella maggiore delle quattro piccole donne protagoniste del celebre romanzo di Louisa May Alcott, il mese di novembre può sembrare antipatico sotto molti punti di vista. L’estate viva, rigogliosa, calda e piene di promesse, è ormai lontanissima. Settembre ha ancora quell’aria frizzante e quel sapore tutto particolare dei nuovi inizi. Ottobre incarna l’autunno, i paesaggi piacevolmente tinti di giallo, arancione e rosso; in ottobre cominciamo a indossare vestiti più pesanti, ma il sole e il calore ci fanno ancora qualche improvvisata ricaricandoci di vitamina D. Novembre, invece, è un mese di passaggio, ci traghetta verso la magia del Natale ma senza prometterci festeggiamenti allettanti o esaltanti (pensiamo a Ognissanti e al giorno che commemora i morti). Quando ci affacciamo alla finestra a novembre, la reazione della maggior parte di noi può essere la stessa di Meg, che osserva un paesaggio freddo, spoglio, spento, desolato. Eppure… Eppure Jo, la seconda nata in casa March, la più forte e coraggiosa, la femminista ante litteram per eccellenza, ricorda a Meg che lei è nata a novembre. È un mese sgradevole, che può far storcere il naso, ma anche riservare delle sorprese piacevoli, proprio come Jo. Il rigido novembre può radunare le persone in casa, al caldo, a godersi una bevanda fumante e il reciproco affetto, per esempio.

Questo mese, noi de La Chiave di Sophia, vorremmo farvi riflettere sulla parola antipatia: su come tante situazioni o persone possano di primo acchito sembrarci antipatiche, senza contenuti (o con i contenuti sbagliati), magari cupe e senza fronzoli. Ma, come si suol dire, le apparenze ingannano, e le avversioni possono sciogliersi in simpatie. Riuscite a pensare a un film, a un caso letterario, a una canzone o a un’opera artistica o architettonica, che si concentri su un sentimento di antipatia poi trasformatosi in qualcosa di positivo? Ecco cosa abbiamo selezionato per voi!

 

UN LIBRO

harry-potter-parola-novembre-la-chiave-di-sophiaJ.K. Rowling – Harry Potter saga

Quando si pensa a Hermione Granger si pensa all’eroina che con la sua intelligenza ha salvato più di una volta Harry; e quando si pensa a Severus Piton, viene subito in mente il suo grande amore per Lily e il suo sacrificio. Eppure, non li abbiamo subito amati, anche se in modo diverso. Saccenti, oscuri, “antipatici” perché insuperabili, forse invidiabili; ma è grazie alla loro antipatia, alla loro complessità, che Harry Potter è la grande storia che abbiamo vissuto. Perché essere antipatici significa essere originali, non accettare compromessi, essere se stessi a dispetto di tutti. Se non fossero stati antipatici, fuori dagli schemi, alla fine non li avremmo amati così tanti.

UN LIBRO JUNIOR

nella-rete-georgia-manzi-chiave-di-sophiaGeorgia Manzi – #NellaRete

Ti chiami Fulvio, frequenti la scuola primaria e ti piacciono i video games. Il tuo preferito? Nessun dubbio: Puckish Game; per lo meno fino a quando un hacker misterioso non si è introdotto nella tua partita, facendoti rinnegare addirittura la connessione internet! Da qui ti immergerai in una serie di indagini assieme ai tuoi “amici” Dino e Amelia, perché le grandi avventure si possono condividere anche con quelle persone che ti stanno meno simpatiche. Cosa aspetti? Non perdere questa lettura misteriosa!

 

UNA CANZONE

cesare-cremonini-dicono-di-me-la-chiave-di-sophiaCesare Cremonini – Dicono di me

L’antipatia a volte la si prova verso personaggi apparentemente troppo sicuri di sé; persone che manifestano superiorità e distacco per non lasciarsi avvicinare. Di persone del genere poi, si sa, è un piacere sparlare con amici e parenti. Questo è il profilo che si può immaginare per il protagonista della canzone di Cremonini, che sa di essere bersaglio di molti giudizi piccati come “un serpente con ali da diavolo e un cuore da re“, “un bastardo e un bugiardo“, “una stupida frase da dire davanti a un caffè“. Un personaggio antipatico dunque, o comunque da evitare. “E invece no“, dice e ripete cantando il protagonista della canzone, “nessuno sa“. Una considerazione non banale da portarci sempre con noi quando abbiamo voglia di dare giudizi gratuiti, perché spesso davvero non conosciamo la persona di cui stiamo parlando e, in molti casi, è meglio lasciare il beneficio del dubbio.

UN FILM

harry-ti-presento-sally_la-chiave-di-sophiaRob Reiner – Harry ti presento Sally

Avete mai conosciuto qualcuno così antipatico da diventare la vostra anima gemella? Harry ti presento Sally parte da un interrogativo a dir poco paradossale per costruire una delle commedie romantiche più riuscite della storia del cinema. Possiamo innamorarci di qualcuno che, per una vita, ci è sempre sembrato antipatico e pieno di difetti se alla fine scopriamo che non è poi tanto diverso da noi? L’antipatia si trasforma in un pregio se riusciamo a capire che spesso è solo una corazza per nascondere i sentimenti più veri a chi non conosciamo. Riscoprire il film di Rob Reiner a 30 anni esatti dall’uscita nei cinema è necessario non solo per la meravigliosa sceneggiatura di Nora Ephron e le straordinarie interpretazioni di Meg Ryan e Billy Crystal, ma anche per capire come un pizzico di antipatia possa spesso trasformarsi nel sale della vita.

 

Francesca Plesnizer, Fabiana Castellino, Federica Bonisiol, Giorgia Favero, Alvise Wollner

 

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Una parola per voi: caducità. Ottobre 2019

«October/
And the trees are stripped bare/
Of all they wear/
What do I care?/
October/
And kingdoms rise/
And kingdoms fall/
But you go on and on»

October, U2 (1981)

Questo è il (breve) testo della canzone October degli U2 (potete ascoltarla qui), datata 1981, che dà anche il titolo all’omonimo album. Il disco è il secondo pubblicato in studio dal gruppo irlandese. Uscì – manco a dirlo – proprio nel mese di ottobre e ha un’impronta musicale e poetica estremamente cupa e malinconica, poiché gli U2 stavano affrontando una crisi religiosa che mise a dura prova la loro collaborazione. “Ottobre e gli alberi sono spogliati di tutto ciò che indossano” dice la canzone: le foglie cadono lasciandoli scoperti, nudi (“bare”) ma “what do I care?” canta Bono, “che m’importa?”. La caduta e la morte fanno parte della vita, ma ai regni che cadono seguiranno altri regni che sorgeranno (“and kingdoms rise/and kingdoms fall”), e noi – intesi come specie umana – andiamo avanti e avanti (“but you go on and on”). Gli alberi spogli d’ottobre non sono altro che un segno distintivo dell’autunno – non a caso cadere in inglese si dice “fall” che è anche un sinonimo di autunno/autunnale. La caducità delle foglie è una fase che ha un’attrattiva tutta particolare, rende la terra scricchiolante e l’aria profumata di muschio.
Questo mese la parola per voi è caducità: noi de La Chiave di Sophia abbiamo selezionato per voi un film, dei libri, un’opera d’arte e una canzone che abbiano come tema la caducità, l’ineliminabile fatto che tutto è soggetto a deterioramento, ma che in fondo ogni passo, all’interno di questo processo, può avere il suo fascino (o la sua dose di tristezza).

 

UN’OPERA D’ARTE

caducitàAntoine Watteau – L’insegna di Gersaint

Campeggiano, da una parte, imponenti scene mitologiche, seriosi ritratti e impegnative allegorie moraleggianti, manifesto della Francia grandiosa e vincente voluta da Luigi XIV; figurano, dall’altra, vezzose scenette galanti ambientate in giardini rigogliosi, popolati da giovanotti sciocchi e donzelle maliziose che si elevano a stendardo della mondanità odierna. Siamo nel 1720 e nella bottega del mercante Gersaint il protagonista assoluto è il declino inesorabile dell’arte del Re Sole, la quale, vittima dei colpi di pennello freschi e veloci del nuovo gusto rococò, viene letteralmente messa da parte: un ritratto del grande monarca viene impietosamente chiuso in una cassa insieme ad altri dipinti, che lasciano così spazio ad altre opere realizzate secondo i canoni della nuova moda. Watteau, grande portavoce del linguaggio rococò, narra con scioltezza e un pizzico di veleno la fine di un’epoca, la debolezza e la caducità dei gusti fino ad allora dominanti, la conclusione di un capitolo artistico che ha fatto il suo tempo e per il quale, oramai, non c’è più spazio.

 

UN FILM

OPCC_01_AMOUR_8.14_Layout 1Amour – Michael Haneke

Con delicatezza e poesia, uno stile diverso dal suo abituale, Michael Hanneke ci porta con Amour all’interno della vita di Georges e Anne, due coniugi ottantenni ancora innamorati, capaci di parlare con sguardi e silenzi nati da una complicità lunga tutta una vita. L’improvvisa e devastante malattia di Anne interviene a infrangere i riti e i gesti di una routine cui Georges continuerà ad aggrapparsi finché potrà, in una prova d’amore enorme e spiazzante che accompagna due vite in sospeso, due foglie sul punto di cadere che non rinunceranno a tenersi per mano fino all’ultimo momento.

 

UN LIBRO

marquez-parola-del-meseL’autunno del patriarca – Gabriel García Márquez

Gigante ne è la figura, lento l’incedere del dittatore caraibico. È fonte di odio tra i suoi compatrioti per gli ordini, spesso disumani, che impartisce e oggetto di scherno tra le concubine e i sottoposti per il progressivo infiacchimento del corpo. Il dittatore sta per venir meno, la sua esistenza terminare. Quello di Marquez è un lungo racconto della fine di un uomo, la cui esistenza precaria si evince a ogni passo elefantiaco. Uccide, tortura, diffida di tutti, scrive brevi annotazioni di ricordi o commemorazioni che sparge qua e là per non dimenticare, espediente che ben rende la precarietà e la caducità del generale. Il potere si sgretola ed il tempo del dittatore finisce.

 

UNA POESIA

Mimnermo – Come le foglie

La natura è sempre stata fonte di ispirazione per l’uomo, che fin dalla sua nascita ne ha ricercato nelle forme e nei ritmi uno specchio della propria esistenza. Una conferma di ciò ci arriva da una poesia che arriva a noi dal VII secolo a.C. scritta da Mimnermo, poeta elegiaco greco, che vede nella nascita e caduta delle foglie il ciclo della vita umana. Come dalla tiepida primavera che fa spuntare i germogli verdi, “noi simili a quelle per un attimo /
abbiamo diletto del fiore dell’età“, ci godiamo quindi la giovinezza, una giovinezza spensierata perché viviamo “ignorando il bene e il male per dono dei Celesti“. Si tratta per il poeta di un’età illusoria perché “le nere dèe“, ovvero le Moire (le Parche nella mitologia romana), che detengono i fili del destino di ciascuno mortale, “ci stanno a fianco, / l’una con il segno della grave vecchiaia / e l’altra della morte“.

 

Francesca Plesnizer, Luca Sperandio, Giacomo Mininni, Sonia Cominassi, Giorgia Favero

 

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Una parola per voi: scuola. Settembre 2019

Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
 
 
Sandro Penna, Scuola
 
 
Settembre, nella memoria collettiva, riporta alla mente la scuola. Non importa quanti anni abbiamo, se a scuola ci andiamo ancora o se invece manchiamo dai banchi da decenni. Quando agosto se ne va, anche se la temperatura è ancora calda e qualcuno seguita a frequentare le spiaggie finché è possibile, all’arrivo del primo settembre tutti pensiamo alla scuola. A quella sensazione di “nuovo inizio”, agli acquisti in cartoleria – quaderni con le pagine bianche tutti da scrivere, penne e matite colorate, il diario di scuola, da riempire non solo di compiti per casa ma soprattutto di dediche e pensieri. Sandro Penna ci fa viaggiare verso un’idea di scuola un po’ retrò: gli scolari con i grembiuli neri che rapidi entrano nell’edificio scolastico per poi stare chini sui libri, nostalgici, a rimirare dalla finestra gli alberi simbolo dell’estate che sa di campestre e che anche quest’anno è finita.
Quali sono i libri, i film, le canzoni e le opere d’arte che riflettono sull’idea di scuola? Dell’impatto (positivo o negativo) che essa ha o ha avuto su di noi, di come ci ha formati e di quanto, ancora, la porteremo sempre dentro, assieme a quella sensazione d’inizio settembre, fatta “di azzurri mattini” e di grembiuli neri?
La parola per voi di questo mese scelta da noi de La Chiave di Sophia è “scuola”.
 
 
UN LIBRO

cuore-la-chiave-di-sophiaCuore – Edmondo De Amicis

È nella Torino post-unitaria che si snodano le narrazioni racchiuse in Cuore. È l’ottobre del 1881 e la scuola ricomincia per la classe di Enrico Bottini: con essa riprendono i compiti, i litigi tra scolari e le successive riappacificazioni. Un microcosmo, che si sviluppa lungo un anno scolastico, intrecciato alle vicende macroscopiche della malattia, della lotta alla povertà, del processo di alfabetizzazione e, infine, della morte. Ecco che i racconti di Bottini si mescolano alle lettere della famiglia e alle storie mensili proposte alla classe dal maestro Perboni. Dalla piccola vedetta lombarda al tamburino sardo l’anno scolastico risplende di fanciulli la cui umanità e il cui patriottismo diventano il fil rouge dell’intera narrazione.

 

UN FILM

la-scuola-chiave-di-sophiaLa scuola – Daniele Lucchetti

La classe 4A, protagonista di questo film, affronta il momento più importante dell’anno, il giorno atteso fin dal primo giorno dell’anno scolastico: l’ultimo giorno di scuola! Giorno di ultime interrogazioni e scrutini, durante il quale professori e studenti arrancano tra asperità presenti e ricordi di un anno scolastico ormai terminato. Lo sguardo è rivolto al futuro, tutto da guadagnare, con la speranza che possa essere il più incoraggiante e affrontabile possibile. Perché la fine della scuola è il preambolo di un nuovo inizio, di un nuovo ciclo e una nuova vita: è l’occasione di spezzare in qualche modo il circolo vizioso. Non importa come, basta avere un’altra occasione. Chi si ferma è perduto!

 

UNA CANZONE

olympia-chiave-sophiaOlympia – Hole

Appartenente all’album Live through this (1994) e nota anche con il titolo di Rock Star ‒ essendo la copertina dell’album già stampata quando si scelse di scartare l’ultimo motivo per via del testo, con allusione al Nirvana all’indomani della morte di Kurt Cobain ‒ Olympia è una canzone di contestazione («What do you do with a revolution?»), un invito alla ribellione e all’anticonformismo («Come on make me real»), un grido contro le istituzioni – in particolare la scuola – omologanti («When I went to school in Olympia everyones the same…we look the same, we talk the same»). E come non ricordarla nella colonna sonora di Io ballo da sola (1996) di Bernardo Bertolucci?

 

UN’OPERA D’ARTE

la-scuola-del-villaggio chiave sophiaLa scuola del villaggio – Giuseppe Costantini

Una vecchia cucina improvvisatasi aula, con una lavagna e un planetario a segnarne il nuovo status; scugnizzi con vestiti consumati, sporchi e strappati, scalzi o con scarpe consunte, impegnati chi a leggere, chi a scrivere su un tavolo troppo alto, chi a risolvere un’operazione alla lavagna, chi ad ascoltare il maestro, chi ancora a tentare inutilmente di attirare l’attenzione, punito col cappello da asino. È La scuola del villaggio di Giuseppe Costantini, un’opera verista che l’autore nolano tratteggia con affettuosa partecipazione. Insegnante anch’esso, Costantini nobilita la scena di povertà e miseria, ma di grande forza vitale, accostandola a iconografie religiose, col maestro-Cristo, i bambini-apostoli, l’asino-Giuda, in un cenacolo familiare tenerissimo e coinvolgente. Uno spaccato di storia napoletana e italiana, una dichiarazione d’amore personalissima a quel microcosmo che è la scuola.

 

Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Matteo Astolfi, Rossella Farnese, Giacomo Mininni

 

[Photo credits unsplash.com]

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Una parola per voi: sospensione. Agosto 2019

“Eccoci nella pineta, al crocicchio dove sono i limonari, con i gitanti stesi all’ombra dei pini, le radio accese, i cartocci e le bottiglie di Ferragosto”.

Alberto Moravia, Scherzi di Ferragosto

Nel suo racconto Scherzi di Ferragosto, Alberto Moravia narra di una giornata afosa, intrisa di noia e fastidio. Il protagonista del racconto è rimasto a Roma, in questo giorno di festa, senza amici, famiglia, ragazze o cose da fare. È per questo che accetta l’invito dell’antipatico Torello, un giovanotto suo conoscente che «all’insolenza naturale aggiungeva quella dei quattrini». I due vanno a Fregene, ma durante il tragitto in macchina si imbattono in una strana coppia composta da un ricco italo-americano manesco e da una bella donna bionda molto civettuola. Torello non perde occasione per tentare di abbordare la ragazza, infischiandosene della presenza del suo compagno. Il protagonista del racconto descrive i fatti lasciando trapelare il crescendo di nervosismo che prova nei confronti di Torello, fino all’epilogo della storia. Questo racconto ci trasporta nell’atmosfera di sospensione tipica del Ferragosto italiano. Lavoratori e studenti, bambini, ragazzi, adulti e anziani, aspettiamo tutti le ferie di Ferragosto – se siamo così fortunati da averle. C’è chi organizza l’annuale grigliata all’aperto con gli amici, chi opta per una gita fuori porta in montagna, al lago, in collina o al mare, proprio come i protagonisti del racconto di Moravia. Sembra di vederli, i gitanti nella pineta di Fregene, stesi all’ombra degli alberi in silenzio, assorti nella loro meritata siesta. In sottofondo il ronzio di una radio che parla o diffonde musica lieve, intorno a loro i resti degli abbondanti pasti e delle bevute refrigeranti. Tutto è fermo, ha il sapore di un’irrealtà tutta estiva, intrisa di calore e riflessioni frammentarie. La città, il posto di lavoro, il tran tran quotidiano, sono lontani, paiono irraggiungibili, sembrano inesistenti. Torneranno, ma non ora: ora è il momento della sospensione.

Riuscite a pensare a dei libri, a un film, a una canzone e a un’opera d’arte che evochino questa atmosfera? Come sempre, noi de La Chiave di Sophia ci abbiamo provato! La parola per voi del mese di agosto è: sospensione. Buone ferie a tutti!

 

UN LIBRO

volti-nella-folla-chiave-di-sophiaVolti nella folla – Valeria Luiselli

Sospensione su due piani. Una giovane donna, voce narrante dell’opera, decide di fermarsi e con lei anche la sua quotidianità. In fondo, la sua vita privata è fatta di cose comuni, a volte banali, tant’è che decide di metterle a intermittenza in pausa. Inizia così a scrivere un romanzo in cui racconta della sua giovinezza newyorchese, quando viveva di poesia e di incontri con individui bizzarri. Ben presto il lettore diviene spettatore di un sottile e complesso gioco, dove la protagonista sceglie di volta in volta la realtà da mettere in pausa e quella da portare alla luce, con i relativi momenti e personaggi.

 

UN FILM

gli-invisibili chiave di sophiaGli invisibili – Oren Moverman

Giorni sospesi, ore uguali una all’altra, tempo da riempire, niente da fare, solitudine, noia. Quello che per Moravia è lo stato di pochi giorni estivi, per il George de Gli invisibili è una condizione perenne, un’esistenza ai margini, separata da tutto e tutti, invisibile, appunto, agli occhi di chi conduce una vita normale. Richard Gere ci trasporta in un mondo sempre sotto i nostri sguardi ma fuori dalla nostra percezione, una realtà in cui il vuoto e la noia di Ferragosto sono una costante quotidiana, una dimensione senza tempo che resta perennemente in sospeso su una vita interrotta.

 

UNA CANZONE

estate-negramaro-chiave-di-sophiaEstate – Negramaro

Con Estate dei Negramaro, singolo uscito il 30 giugno 2005, tutto si ferma e resta in bilico. A sorreggerci sembra esserci solo un’insensata voglia di equilibrio, quello stato di perfezione che vieta errori ma che impedisce anche di vivere. Finché lo scenario non cambia: in bilico, tra tutti i miei vorrei, non sento più quell’insensata voglia di equilibrio, che mi lascia qui a disegnar capriole che a mezz’aria mai farò. Finalmente arriva quella voglia di riscatto, quella voglia di vorrei, di desideri, quella voglia di vita che auguriamo a tutti di sentire ed esperire. La canzone ci insegna a lasciarci andare, anche solo per qualche attimo, senza essere prigionieri della paura: viviamo la nostra vita, buttiamoci nell’ignoto, piangiamo per i nostri errori e poi… rialziamoci! Viviamo, non sopravviviamo!

 

UN’OPERA D’ARTE

magritte_la_condizione_umanaLa condition humaine – Magritte

Visitabili rispettivamente alla National Gallery of Art di Washington e alla Collezione ginevrina Simon Spierer, le due tele, di taglio fotografico, realizzate dal surrealista belga pongono il dilemma dell’ambiguità tra reale e fantastico mettendo in discussione la percezione dello spettatore di fronte a un meta-quadro. Attraverso quanto fuori dalla finestra, al di là del cavalletto, Magritte vorrebbe infatti proporre una scena, straniante e sospesa, di cui non conosciamo il grado di realtà/idealizzazione

 

 

Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Giacomo Mininni, Martina Notari, Rossella Farnese

 

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Una parola per voi: conquista. Luglio 2019

«Questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità».

Neil Armstrong, 21 luglio 1969
 
Cinquant’anni fa l’umanità intera, incollata davanti agli schermi televisivi o ipnotizzata dalla radiocronaca, balzò sulla Luna insieme a Neil Armstrong e a Buzz Aldrin. «If you believed they put a man on the moon…» cantavano i R.E.M. nel 1992, ossia «Se hai creduto che hanno portato un uomo sulla Luna…», alludendo, naturalmente, all’eccezionalità dell’evento, avvenuto in un’epoca ancora scarsamente tecnologica.
 
Eppure, checché ne dicano i complottisti o gli scettici, lo sbarco sulla Luna fu a tutti gli effetti un momento storico e lo fu perché sancì la conquista, da parte dell’essere umano, d’un territorio extra-terrestre. Quel giorno di luglio del 1969 l’uomo travalicò i suoi stessi limiti, approdando a un luogo estraneo, non concepito per lui. Un’avventura fantascientifica, una missione indimenticabile. Indelebile nelle nostre menti resterà per sempre la celebre frase pronunciata da Armstrong: con essa l’astronauta volle sottolineare che le grandi conquiste si fanno poco alla volta, tramite piccoli passi che fanno guadagnare terreno e conducono alla meta finale. Quel giorno lui fece una “semplice” passeggiata, che tuttavia simboleggiò il raggiungimento di un risultato epocale e grandioso per la razza umana.
 
In questo luglio bollente, noi de La Chiave di Sophia volgiamo uno sguardo alla Luna, riflettendo sulle grandi e sulle piccole conquiste. La parola per voi di questo mese è appunto conquista. Essa a volte è assoggettamento, prevaricazione, violenza – basti pensare alle prime scoperte geografiche e al colonialismo – ma può rappresentare anche un balzo in avanti, un miglioramento, un’evoluzione – si pensi ad esempio alla conquista di diritti civili, sociali e politici.
A quali film, libri, canzoni o opere d’arte vi fa pensare la parola conquista? Ecco ciò a cui abbiamo pensato noi!
 
 

UN LIBRO

chiave-di-sophia-una-stanza-tutta-per-seUna stanza tutta per sé Virginia Woolf

Opera dal contenuto rivoluzionario. La Woolf parte da un’esperienza biografica, il rigetto della società patriarcale sentita come una prigione, per analizzare il rapporto storico tra il mondo femminile e la letteratura. Testo cardine della lotta femminista, in esso l’autrice riflette su come fino al Settecento, una donna, per quanto dotata di talento, non avrebbe mai potuto avere uno spazio in una società maschilista. Perché una donna conquisti il proprio posto nel mondo, diviene necessario non equiparare i due sessi, i quali presentano essenziali differenze, ma identica dignità. Da qui un appassionato appello alle donne affinché siano curiose, intraprendenti e non smettano di combattere per sé.

 

UN LIBRO JUNIOR

chiave-di-sophia-che-noia-il-ciuccioChe noia il ciuccio che noia! – Alessandra Goria, Serena Riffaldi

Il vostro bambino non ne vuole sapere di abbandonare il suo fedele ciuccio? Questa allegra storiella fa al caso vostro! Immagini colorate, rime e filastrocche forse lo convinceranno a realizzare questa piccola-grande conquista e a diventare grande per davvero! I più affezionati saranno contenti di trovare, nella seconda di copertina, un riquadro su cui incollare una propria foto con il ciuccio, per poi conservare il libro come un dolce ricordo d’infanzia.

 

UN FILM

chiave-di-sophia-diritto-di-contareIl diritto di contare – Theodore Melfi

Tre donne afro-americane, calcolatrici nel campus aereospaziale della NASA a Langley, Virginia, con il loro talento, le loro capacità e l’ardente desiderio di riscatto hanno posto le basi per la vittoria americana della competizione per lo spazio contro l’allora Unione Sovietica. Si tratta della matematica Katherine Johnson, l’ingegnera Mary Jackson e la responsabile del settore IBM Dorothy Vaughn, magistralmente interpretate da Taraji P. Henson, Janelle Monáe e Octavia Spencer nel film “Il diritto di contare”, pellicola del 2016 del regista Theodore Melfi. Le tre calcolatrici lavorarono ad una delle più grandi operazioni della storia: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, un obiettivo importante che non solo riportò fiducia nella nazione, ma che ribaltò completamente la “corsa allo Spazio”. Due grandi conquiste: non solo quella spaziale, ma quella del diritto al riconoscimento delle proprie capacità e del proprio talento per tre donne di colore in uno dei momenti più difficili della segregazione razziale in America.

 

UNA CANZONE

parola-del-mese-conquista-queenWe Are the Champions – Queen

Il suo ritornello è un must di ogni vittoria, così noto da apparire scontato, ma quanti oltre a “Weeeee are the chaaampions my frieeeeeeeeends” hanno provato ad ascoltare (o leggere con calma) il testo? Perché il testo non parla di una vittoria qualunque ma di una vittoria conquistata con fatica e dolore. “And bad mistakes / I’ve made a few / I’ve had my share of sand kicked in my face / But I’ve come through” (“Di brutti errori / ne ho fatti un bel po’ / ho avuto la mia parte di sabbia buttata in faccia / ma ne sono venuto fuori”) canta Farrokh Bulsara in arte Freddie Mercury, e probabilmente lo fa con cognizione di causa. I Queen hanno raggiunto un successo stratosferico e infatti, a quasi trent’anni dalla morte del loro leader, troviamo i loro pezzi insinuarsi ancora negli spot commerciali, nei programmi televisivi, nei video. Sicuramente ognuno di noi ha raggiunto un successo, una piccola grande conquista, che lo può far sentire in assoluta sintonia alla canzone quando Freddie canta “But it’s been no bed of roses / no pleasure cruise / I consider it a challenge before the whole human race / and I ain’t gonna lose” (“Non è stato un letto di rose / né una crociera di lusso / La considero una sfida di fronte all’intera razza umana / e io non la perderò”): del resto è proprio grazie alla fatica che si può trarre un grande godimento dalla propria conquista.

 

UN’OPERA D’ARTE

juditta-klimt-conquistaGiuditta – Gustav Klimt

Quest’opera del 1901 è tra le più famose in assoluto non solo di Klimt ma di tutta la Secessione Viennese. Il riferimento biblico è un pretesto per dipingere una donna forte, come quelle che stavano cominciando ad emergere all’inizio del Novecento e che in ogni Paese iniziavano a conquistare uno dei riconoscimenti civili più importanti: il diritto al voto. Klimt spinge questa donna all’estremo, ad una fredda crudeltà che però le consente di vincere l’oppressore (l’uomo, Oloferne) e di conquistare la propria libertà. Insieme al soggetto, anche lo stile si rende partecipe di questa volontà di conquista del proprio diritto ad essere ciò che si è e di conseguenza ad esprimersi in tal modo. Come espresso infatti dal motto scritto a chiare lettere dorate sulla facciata del Palazzo della Secessione a Vienna (“Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà“) anche l’arte stessa in quel periodo cerca di liberarsi dal peso dell’accademia e degli stili del passato per potersi esprimere al proprio meglio e con le proprie modalità. Una delle più grandi conquiste dell’arte del Novecento.

 

Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Federica Bonisiol, Martina Notari, Giorgia Favero

 

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Una parola per voi: governare. Giugno 2019

«[…] se per chi dovrà governare troverai un modo di vita migliore del governare, ottima potrà essere l’amministrazione del tuo stato, perché sarà il solo in cui governeranno le persone realmente ricche, non di oro, ma di quella ricchezza che rende l’uomo felice, la vita onesta e fondata sull’intelligenza. Se invece vanno al potere dei pezzenti, avidi di beni personali e convinti di dover ricavare il loro bene di lì, dal governo, non è possibile una buona amministrazione: perché il governo è oggetto di contesa e una simile guerra  civile e intestina rovina con loro tutto il resto dello stato».

Da La Repubblica di Platone

 

Il 2 giugno è la Festa della Repubblica Italiana. Si ricorda il referendum istituzionale indetto nel 1946, occasione in cui il popolo italiano fu chiamato a decidere in merito alla forma di stato dello stivale. Dopo la dittatura fascista e l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia cambiò faccia e ripartì da ideali quali la libertà, l’onestà e l’intelligenza. Come scrive Platone ne La Repubblica, ogni governo, per essere definito buono, dovrebbe avere a capo un uomo (o una donna, aggiungo) che possieda questi ideali e non cerchi di trarre il proprio bene personale dal ruolo di governante. Un concetto giusto ma anche, purtroppo, ormai desueto.

Per celebrare la Repubblica Italiana e quella platonica, questo mese la parola per voi è: governare. Il cinema, la letteratura, la musica e l’arte presentano tanti esempi di buono e cattivo governo. Storie di personaggi che hanno governato solo per accrescere il loro prestigio e la loro ricchezza, dando vita a rivolte e guerre sanguinose; di individui che, al contrario, hanno messo da parte le velleità personali per dedicarsi anima e corpo a un governo retto e intelligente.

 

UN LIBRO

massa-e-potere-chiave-di-sophiaMassa e potere – Elias Canetti

Prima di diventare un elemento peculiare delle società moderne, la massa è stata molte cose. Nelle sue memorie Canetti scrive: “È un enigma che mi ha perseguitato per tutta la parte migliore della mia vita e, seppure sono arrivato a qualcosa, l’enigma nondimeno è restato tale”. Ciò che prende forma è un sentimento di astio verso un potere imprendibile e verso gli esseri umani che decidono di incarnarlo. Un potere che non può essere giusto perché è il volto di quella fragilità umana che ha sempre bisogno d’incattivirsi per confermarsi potere e che trova le masse ancora più irrisolte, forti e numerose nel loro resistere sotto il cielo.

UN LIBRO JUNIOR

il-re-che-non-voleva-fare-la-guerra-chiave-di-sophiaIl re che non voleva fare la guerra – Lucia Giustini, Sandro Natalini

La storia ci insegna che i più grandi re di ogni tempo hanno avuto grandi eserciti con i quali affrontare il nemico e conquistare nuovi territori per allargare i confini dei loro regni. Raramente viene ricordato Re Fiorenzo, sovrano decisamente atipico, perché non voleva eserciti, né guerre né nemici. Un album illustrato da leggere ai bambini dai 3 ai 6 anni. 

 

UNA CANZONE

civil-war-chiave-di-sophiaCivil War – Guns N’ Roses

Una canzone di condanna verso tutti i soprusi dello stato, in questo caso quello americano, che attraverso diritti negati, false promesse e guerre ingiustificate, tende ad arricchire quanti governano e ad impoverire e danneggiare la popolazione (“And I don’t need your civil war, it feeds the rich while it buries the poor. Your power hungry sellin’ soldiers, in a human grocery store“). Chiaro l’intento del testo, che entra inevitabilmente in testa grazie ad assoli spettacolari: la canzone mira ad infondere consapevolezza e volontà di riscatto (“Look at the shoes your filling
Look at the blood we’re spilling. Look at the world we’re killing. The way we’ve always done before. Look in the doubt we’ve wallowed. Look at the leaders we’ve followed. Look at the lies we’ve swallowed. And I don’t want to hear no more“).

UN’OPERA D’ARTE

george_grosz eclissi di sole chiave di sophiaEclissi di sole – George Grosz (1926)
 
Il celebre dipinto Eclissi di sole, realizzato dal grande artista tedesco George Grosz in un’epoca di grandi difficoltà finanziarie per la Germania, si presenta come una perfetta allegoria di un governo corrotto, guidato da una élite militare sanguinaria controllata astutamente da una classe dirigente senza scrupoli, fatta di ricchi banchieri e grandi industriali. La scena è eloquente: un uomo dell’alta società sta in piedi e suggerisce all’orecchio di un generale le decisioni da prendere al tavolo del governo, al quale sono sedute figure di uomini senza testa, che simboleggiano la totale passività di ministri e consiglieri, burattini nelle mani della classe dirigente. Sopra il tavolo è ben visibile un coltello dalla lama insanguinata, chiaro riferimento alla violenza attuata dai governi di regime guidati dai capi militari. L’eclissi di sole, titolo dell’opera, è visibile sullo sfondo: il simbolo del dollaro, emblema del capitalismo, oscura il sole che dovrebbe illuminare la tetra città raffigurata alle spalle del generale. Governare sotto l’egida del denaro significa, dunque, fare gli interessi di pochi potenti e soffocare i cittadini con la violenza e l’illiberalità.
 
 
 

Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Federica Bonisiol, Luca Sperandio

 

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Una parola per voi: grandezza. Maggio 2019!

“Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,

muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
nè sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.”

Alessandro Manzoni, Il Cinque Maggio

Manzoni dedica una poesia piena di fervore e movimento al quinto giorno del mese di maggio, giornata che, nel 1821, vede la fine di un personaggio che Hegel avrebbe definito cosmico-storico: Napoleone Bonaparte. Si dice che Manzoni scrisse la poesia di getto, sconvolto e ispirato dalla notizia della morte del grande (nel bene e nel male, ma lo sappiamo: “ai posteri l’ardua sentenza”) condottiero e imperatore francese. Manzoni lo definisce romanticamente “uom fatale”, l’uomo del destino, che ha cambiato il fato non solo della Francia ma dell’Europa intera. In quel “Ei fu” iniziale c’è il profondo rispetto per un personaggio che ha incarnato la storia. Attonita è la terra nell’apprendere della sua morte, non profferisce parola e medita sugli ultimi attimi di vita di Napoleone. Il suolo si domanda quando “una simil orma di piè mortale” calpesterà la sua violenta polvere. Se ne va a maggio, Napoleone, in un mese irruento come lui, spesso caratterizzato da una temperatura calda e passionale e da uno slancio in avanti, verso l’estate che arriva, verso il futuro. Maggio, come Napoleone nell’elogio manzoniano, è grandezza e pienezza, è la gloria della primavera che si erge e prende piede.

Ricordando questa imprescindibile figura storica, riuscite a pensare a dei libri, a un film, a una canzone o a un’opera d’arte, che celebrino la grandezza di un personaggio, reale o immaginario, di cotale portata? Un “uom fatale”, che fa e disfà, che impugna le redini e cambia il suo destino e quello altrui? La parola per voi di questo mese è “grandezza”.

 

UN LIBRO

gatsby-la-chiave-di-sophiaIl grande Gatsby – Francis Scott Fitzgerald

Manifesto degli Stati Uniti della cosiddetta Jazz Age e dei Roarin’ Twenties, The Great Gatsby (1925) è un disilluso e impietoso ritratto a specchio della upper class americana degli anni che precedono la crisi del ’29 e di molti aspetti della tumultuosa vita di Fitzgerald: l’alcol, pervasivo e onnipresente, simbolo di benessere e di trasgressione al proibizionismo, la sfrenata e patinata vita alto-borghese, l’ascesa sociale, l’amore e l’incomunicabilità con la moglie, Zelda Sayre, trasposta nella ricca e viziata Daisy. Long Island, 1922: Nick Carraway, agente di borsa, si stabilisce dalla provincia vicino alla sfarzosa villa dell’eccentrico e misterioso Jay Gatsby, con cui stringe una singolare amicizia. Gatsby è più grande dell’umano: sin da ragazzo organizza le sue giornate con una precisa scansione oraria impegnandosi in buoni propositi; ambizioso, conquista per vie lecite e illecite ricchezza e prestigio, e culla il sogno impossibile, perché «non si può ripetere il passato», di rivivere la passione di un tempo con la cugina di Nick, Daisy, di cui è immensamente innamorato.

UN FILM

imitation-game-chiave-di-sophiaThe imitation game – Morten Tyldum

Tratto dalla storia vera del leggendario criptoanalista Alan Turing, il film racconta la serrata lotta contro il tempo condotta dal matematico e dalla sua squadra durante la Seconda Guerra Mondiale per decifrare il codice segreto nazista denominato “Enigma”. Il film è un ritratto onesto del geniale Alan Touring, personaggio decisamente complesso che l’attore Benedict Cumberbatch interpreta magnificamente. Senza dubbio uno dei migliori film del 2014 e restituisce in maniera contemporaneamente cruda e poetica la storia della drammatica e toccante vita del genio britannico.

UN’OPERA D’ARTE

tiziano-la-chiave-di-sophiaCarlo V a cavallo – Tiziano

Il grande artista cadorino Tiziano Vecellio venne chiamato nel 1548, all’apice della sua carriera e della sua fama, a recarsi nella città di Augusta per eseguire alcuni importanti ritratti dell’imperatore Carlo V. Lo scopo era quello di celebrare la grandezza umana e militare dell’imperatore asburgico, colui che, per la prima e unica volta nella storia, ha potuto governare un territorio così vasto da essere definito “impero su cui non tramonta mai il sole”, esteso dall’Europa alle colonie spagnole dell’America Latina. Questo monumentale dipinto su tela, alto oltre tre metri e oggi conservato al museo del Prado a Madrid, raffigura Carlo V seduto a cavallo all’indomani della sua storica vittoria contro i protestanti nella battaglia di Muhlberg. Esso è certamente il più importante tra i ritratti che Tiziano dedicò all’imperatore, poiché è l’unico ad avere la forma di ritratto equestre (celebrativo per antonomasia) ed è quello che meglio di tutti comunica la grandezza, politica e morale, del grande imperatore, strenuo difensore del Cristianesimo contro il luteranesimo allora dilagante tra le popolazioni tedesche.

UNA CANZONE

viva-la-vida-la-chiave-di-sophiaViva la vida – Coldplay

“I used to rule the world / Seas would rise when I gave the word / Now in the morning I sleep alone / Sweep the streets I used to own” (“Governavo il mondo intero / i mari si alzavano al mio comando / Adesso mi sveglio e sono solo la mattina / spazzo le strade che erano mia proprietà”). Il re fittizio del grande successo dei Coldplay (correva l’anno 2008) ha vissuto momenti di grande gloria ma è caduto in disgrazia: qualcosa della sua storia ci richiama al Napoleone con cui abbiamo iniziato la nostra ricerca artistica nella grandezza. Il ricordo del potere e la miseria del presente si alternano in una canzone ricca e coinvolgente che nasconde un messaggio di critica ad ogni autoritarismo, cui segue sempre una ricerca di libertà da parte del popolo (del resto, in copertina all’album troviamo proprio La libertà che guida il popolo, opera di Delacroix in riferimento alla rivoluzione francese). Ma qui si entra nella psicologia del personaggio, che dopo essersi apparentemente goduto il suo potere arriva alla comprensione di come tutto sia fuggevole: “One minute I held the key / Next the walls were closed on me / And I discovered that my castles stand / Upon pillars of salt and pillars of sand” (“Un attimo prima avevo in mano le chiavi / quello dopo le mura mi si chiudevano addosso / e ho capito che i miei castelli si reggevano / su pilastri di sale, pilastri di sabbia”). La canzone si chiude con un momento quasi silenzioso dopo i fasti e le campane del ritornello, alcuni lunghi secondi di calma e di compianto, che sono come un abbandono, quasi un “mortal sospiro”.

 

Francesca Plesnizer, Rossella Farnese, Martina Notari, Luca Sperandio, Giorgia Favero

 

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Una parola per voi: rinascita. Aprile 2019!

«Fanny calò davanti a Silente, spalancò il becco e inghiottì lo zampillo verde: esplose in fiamme e cadde a terra, implume e raggrinzita. […] e Fanny, fenice neonata, […] cinguettava piano sul pavimento…»

Harry Potter e l’Ordine della Fenice, J.K. Rowling

Il 21 aprile quest’anno si celebra la Pasqua, festività cristiana che ricorda la resurrezione di Cristo. Esulando dalle implicazioni religiose, noi de La Chiave di Sophia abbiamo voluto riflettere sul concetto di rinascita a partire da questa citazione tratta dal quinto libro della saga di Harry Potter. La protagonista è Fanny, la fedele fenice del mago Albus Silente, preside di Hogwarts e personaggio centrale – sia nella saga che nella vita di Harry. In questa scena Fanny si sacrifica per difendere Silente inghiottendo quello “zampillo verde”, incantesimo mortale scagliato da Voldemort. La fenice però, come da leggenda, perisce tra le fiamme per poi risorgere dalle sue stesse ceneri: dopo quel suo sacrificio la ritroviamo infatti neonata e cinguettante. Una rigenerazione magica e fantastica, certo, ma non dobbiamo dimenticare che tutti noi, in svariati modi diversi, possiamo reinventarci, azzerare tutto e rinascere a nuova vita. Siete curiosi di scoprire quali film, romanzi, canzoni e opere d’arte trattano il tema della rinascita? Ecco cosa abbiamo selezionato per voi questo mese – buona Pasqua e rinascita a tutti!

 

UN LIBRO

mangia-prega-ama-chiave-di-sophiaMangia prega ama – Elizabeth Gilbert

La Liz delle prime pagine sembra godere di una vita piena, desiderabile dai più, ma vede ben presto la sua esistenza sgretolarsi sotto le pieghe di una depressione galoppante e di un rapporto matrimoniale al tramonto. Sceglie così di dare inizio a una nuova narrazione di sé, intraprendendo un lungo cammino che la porterà in Italia, in India e in Bali. Un viaggio alla riscoperta del piacere dei sensi, della bellezza, del valore dell’elevazione spirituale e di quel puro amore che non vuole il sacrificio bensì la fioritura del proprio io.

 

 

 

UN LIBRO JUNIOR

meravigliosa-criniera-di-monty-la-chiave-di-sophiaLa meravigliosa criniera di Monty – Gemma O’ Neill

Protagonista di questo veloce album dalle grandi e colorate illustrazioni è un leone dalla folta criniera. Parecchio vanitoso, Monty a volte trascura gli amici passando il tempo a specchiarsi, finché una spiacevole disavventura lo farà “rinascere”,  aiutandolo a capire l’importanza dell’ascolto del suo prossimo. Un libro per bambini piccoli, dai 2 ai 4 anni circa.

 

UN FILM

apropositodihenry-chiave-di-sophiaA proposito di Henry – Mike Nichols

La natura ci insegna che ad ogni morte corrisponde una rinascita, che all’inverno segue immancabilmente la primavera, ma per l’animo umano una simile resurrezione non è altrettanto automatica: spesso, infatti, neanche ci si accorge di essere morti. In A proposito di Henry di Mike Nichols, del 1991, il protagonista ha tutto: un lavoro prestigioso, un bel conto in banca, una bella famiglia-trofeo, molti amici. Accecato da ciò che ha, Henry dovrà perdere tutto per capire di non avere in realtà niente, e sarà un’amnesia in seguito a un tragico incidente a permettergli di ripartire da zero, finalmente rinascendo a una vita più densa e significativa della precedente. Paradossalmente, solo vedere e accettare la propria “morte” ci permette di rinascere a nuova vita.

 

UNA CANZONE

shake-it-ou-florence-machine-chiave-sophiaShake it out – Florence + The Machine

Questa canzone narra di come i demoni del passato possono perseguitarci: «every demon wants his pound of flesh», ogni demone vuole la sua libbra di carne, canta Florence Welch. Ma, come dice il ritornello: «it’s hard to dance with a devil on your back/so shake him off!». Tornare a danzare liberi, senza quel fardello, è possibile: bisogna però scuoterlo via, «shake it out». Senza temere l’oscurità, perché è sempre più buio prima dell’alba («it’s always darkest before the dawn») – prima della rinascita. E anche un cuore privo di grazia può essere strappato via dal petto per permetterci di ricominciare pieni di nuove prospettive («I am done with my graceless heart/so tonight I’m gonna cut it out and then restart»).

 

UN’OPERA D’ARTE

chiave-sophiaMarcanciel Stuprò ha fatto l’uovo  Marcanciel Stuprò

Claudio Cintoli (1935-1978), noto con la firma-anagramma di Marcanciel Stuprò – così spiegata in una lettera a Marcel Proust del 1974: «Caro Marcel, c’è stupore e stupro nel tuo nome… forse per me i giuochi di parole sono come le ciliegie, uno tira l’altro. Così ho continuato a giocare attorno al nome Marcel: L’arc en ciel, i sette colori della recherche…» ‒ si confronta con il tema della nascita, della morte e della rinascita, unendo provocatoriamente citazioni dalle Sacre Scritture alla ritualità della vita, segnata dallo spirito e dal sangue. È il caso di Aceldama (dall’aramaico “campo di sangue”), una serie di dittici di immagini ritraenti l’artista imbrattato dal sangue mestruale, una via crucis pagana, simbolo della negazione della vita. Emblema della sua produzione è l’uovo, figura della rigenerazione e metafora della creatività, come emerge nel suo manifesto, la dadaistica sequenza fotografica in quadricromia, affissa per le strade di Roma e Milano nel maggio 1976, Marcanciel Stuprò ha fatto l’uovo, e nella performance Crisalide, dodici minuti di attesa e di angoscia dilatati, durante i quali Cintoli si dibatte in posizione fetale in un sacco, lancia a terra e rompe un uovo da un varco creato da una lama, fino al momento in cui il suo corpo, libero dal sacco, scivola sul pavimento. (Foto scattata da Rossella Farnese durante la mostra On the road, allestita presso la Galleria d’Arte Contemporanea Pio Monti di Roma in Piazza Mattei nell’estate 2017).

 

Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Federica Bonisiol, Giacomo Mininni, Rossella Farnese

 

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Una parola per voi: maschera. Marzo 2019

«L’uomo è meno se stesso quando parla della sua persona.

Dategli una maschera, e vi dirà la verità».

Oscar Wilde, Il critico come artista

Martedì 5 marzo, quest’anno, termina il Carnevale. Celebrazione che evoca divertimenti sfrenati, follie, risate e colori, ma soprattutto: travestimenti. I costumi carnevaleschi sono amati dai bambini ma anche dagli adulti; li mettiamo per andare a feste a tema, balli o parate. O, se non amiamo travestirci, ci piace forse guardare i carri di Carnevale sfilare in pompa magna per le strade cittadine. Sono esagerati, satirici, imponenti, mettono fra parentesi la routine quotidiana, di solito rigorosa e incasellata entro regole ben precise.
Eppure, con questa sua citazione, Oscar Wilde vuole dirci che l’uomo tende a mentire su se stesso proprio quando è “intrappolato” nelle sue normali condizioni. È proprio nel quotidiano, che tendiamo a fingere di essere chi in realtà non siamo, indossando una maschera “negativa”. Lo facciamo perché temiamo le convenzioni sociali, nonché il giudizio altrui. Cosa penserebbero di me in ufficio, se dicessi veramente quello che penso? Che direbbe la mia famiglia se mi mostrassi per ciò che sono, senza filtri o bugie? La sincerità non sempre paga – in società e in generale nei rapporti interpersonali, paga di più la diplomazia, se non addirittura la mistificazione.
Talvolta può dunque venirci in aiuto una maschera “positiva” che, coprendo il nostro volto, apre una breccia sul nostro vero io svelando chi siamo. La maschera ci protegge dagli insulti, dagli scherni, dalle condanne, dagli abbandoni. Dietro a una maschera, dice Wilde, possiamo dire la verità, trovare il coraggio di essere franchi e onesti, perché gli altri non vedono chi si cela dietro ad essa.

La parola per voi del mese di marzo è maschera: essa può essere negativa o positiva, una prigione, uno strumento di espressione, di liberazione o addirittura di emancipazione. A voi la nostra selezione di libri, film, canzoni e opere d’arte a tema!

 

UN CLASSICO

chiave-di-sophia-il-fu-mattia-pscalIl fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello

Mattia Pascal, fuggito a Montecarlo, trova fortuna nell’arbitrio della roulette, ma, prima di tornare al suo paese natio, legge su un giornale che, Mattia Pascal, era stato ritrovato senza vita. Inizia così, la possibilità di una nuova vita per Mattia Pascal, sotto la maschera di Adriano Meis. L’alter ego, la maschera dietro cui si nasconde, restituisce al protagonista la libertà di una vita vera, da vivere proprio come egli voleva. Tuttavia, scoprirà che nessuna maschera può essere tenuta a lungo, che questa deve cadere, e che Mattia Pascal, suo malgrado, non può che essere se stesso, anche se non vuole.

 

UN ROMANZO CONTEMPORANEO

chiave-di-sophia-eleganza-del-riccioL’eleganza del riccio – Muriel Barbery

Un capolavoro con due protagoniste: la dodicenne Paloma, figlia geniale di una ricca famiglia che abita al numero 7 di rue de Grenelle a Parigi e Renée, la portinaia del palazzo, vedova e riservata. La maschera si rivela soprattutto nel personaggio di Renée, che si cala magistralmente nel suo ruolo di portinaia ignorante, un po’ scorbutica e sciatta, con il televisore perennemente acceso su programmi di basso spessore ma con un mondo privato, al di là di quello visibile, fatto di tante letture e passioni, come quella per la filosofia e per la cultura giapponese. La maschera calerà a poco a poco con l’arrivo del nuovo inquilino, monsieur Ozu: una citazione di Tolstoj le sfugge dalle labbra e sulla maschera si forma una prima crepa. Similmente accade per Paloma, che si finge un’adolescente come tutte le altre “nella boccia” dei pesci rossi, nascondendo il cervello e lo spirito di un genio. Quello che il romanzo sembra dirci è che è spesso difficile mostrarci per quello che siamo, ma prima o poi la finzione si rivela per quella che è; la domanda allora diventa: ne vale la pena?

 

UN LIBRO JUNIOR

io-sono-il-drago-chiave-di-sophiaIo sono il drago – Grzegorz Kasdepke, Emilia Dziubak

Una storia per tutte quelle bambine che, anziché sognare abiti da principesse, preferiscono giocare la parte del drago: un terrificante mangia-cavalieri che vi darà nuove idee per appassionanti giochi in famiglia. Oltre gli stereotipi di genere, ciò che conta è esprimere al meglio, senza freni inibitori, i propri interessi e il proprio modo di essere. Lettura che calza a pennello con il periodo di Carnevale e con le eventuali discussioni in famiglia riguardo l’abito più adatto con il quale mascherarsi. Età di lettura: 4-6 anni

 

UN FILM

m-butterfly la chiave di sophiaM. Butterfly David Cronenberg
Mascherati dietro raffinate spirali di ambiguità psicologiche e sensuali, i personaggi di “M. Butterfly” (film del 1993) incarnano alla perfezione una storia in cui nulla è mai veramente come appare. Pechino, 1964. René Gallimard è un diplomatico del consolato francese. Durante una festa conosce e si innamora perdutamente di una cantante lirica cinese senza capire che, in realtà, dietro quella voce celestiale non si nasconde una donna ma un uomo destinato a stravolgere per sempre la vita del diplomatico. Ispirato a una storia realmente accaduta, il film di David Cronenberg è un saggio visivo straordinario sulla potenza dei sentimenti umani e sulla loro capacità di stravolgere le apparenze del corpo e dello spirito. La lettera M. del titolo può essere interpretata sia come un chiaro riferimento alla Madama (Butterfly) di pucciniana memoria che alla M di “mister”, figura maschile associata a un appellativo femminile: “Butterfly”, per l’appunto. Privati delle loro maschere sociali, i personaggi di Cronenberg si lasciano travolgere dall’impeto delle loro passioni più autentiche, finendo inevitabilmente alla deriva.

 

UNA CANZONE

chiave-di-sophia-cremonini-pagliaccioIl pagliaccio  Cesare Cremonini

Tratta dall’album Il primo bacio sulla luna (2008), questa canzone di Cesare Cremonini mette in evidenza la completa aderenza che talvolta può verificarsi tra personalità e maschera. Il protagonista del testo è infatti un artista del circo, un pagliaccio per l’appunto, che si scopre tale anche una volta tolto il trucco a fine serata, quasi come in una sorta di ephiphany (“La sera quando mi sciolgo il trucco, / riscopro che sono un pagliaccio anche sotto“). Cremonini sembra dunque ricordarci quanto sia importante esprimere il proprio essere e trovare il proprio posto nel mondo, anche se diverso da quello convenzionale; anche perché, sembra suggerire il finale del video, anche il mondo reale (quello esterno rispetto ai colori e alle stranezze del circo) è fatto di altrettanto caos e altrettante maschere. Rispetto all’inizio della canzone che presenta una forte cesura tra questi due mondi (“Sono il pagliaccio / e tu il bambino“) il testo giunge finalmente alla consapevolezza del protagonista, che nella figura del pagliaccio vede la spontaneità del bambino (“Sei come me“) e nel circo vede il luogo dove esprimere al meglio sé stesso (“Ma in fondo io sto bene qua / tra le mie facce e la mia falsità / trovando in quel che sono / un po’ di libertà“). Quella che sembra dunque una maschera in cui ci caliamo e che ci permette di sentirci liberi, può anche rivelarsi una finzione per noi stessi perché di fatto coincide con il nostro vero io.

 

UN’OPERA D’ARTE

chiave-di-sophia-autoritratto-circondato-da-maschere-james-ensorAutoritratto circondato da maschere – James Ensor

La maschera, come sottolineato da Oscar Wilde, può essere uno strumento per manifestare una personalità il più delle volte nascosta, ma cosa succede quando si è l’unico volto reale in un mondo di maschere? È questa la Bruxelles che vede James Ensor nel suo Autoritratto circondato da maschere, del 1899, un eterno carnevale di colori sgargianti ed espressioni grottesche in cui nessuno ha il coraggio di essere se stesso, prigioniero delle convenzioni sociali e della propria falsità. Il misantropo Ensor, ammantato di astio ma anche di struggente malinconia, scopre una agghiacciante solitudine in mezzo alla folla: paradossalmente, in un mondo dove nessuno mostra se stesso per come è, è la sincerità di chi ha il coraggio di mostrarsi a volto scoperto l’unica maschera davvero terrificante.

 

Francesca Plesnizer, Fabiana Castellino, Giorgia Favero, Federica Bonisiol, Alvise Wollner, Giacomo Mininni

 

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