La prima domanda che sorge quando si parla di Doha è “ma dove si trova?”. Inutile parlare del Qatar, meglio dire che si è vicino a Dubai, la cugina famosa.
Invece, la prima cosa che ti colpisce di Doha è il caldo. Un caldo pazzesco, umido. avvolgente e asfissiante. Certo, dipende molto dal periodo ma diciamo che l’autunno e l’inverno sono stagioni alquanto sconosciute da queste parti.
Poi si inizia a girare per la città ed è impossibile non notare i Qatarini, o meglio, quelli che qui vengono definiti “Locals” (i Locali). Le donne indossano l’Abaya, una sorta di vestaglia rigorosamente nera che copre il corpo della donna dalle spalle ai piedi. In testa hanno quasi tutte il velo. Gli uomini invece indossano il Thobe , una camicia bianca lunga fino ai piedi.
Bianco e Nero.
Tra gente europea, asiatica e americana (i cosiddetti “Expats”) vestita all’occidentale, spiccano loro, i Locali.
Appena si sposta lo sguardo si rimane invece impressionati dal deserto. Il deserto è ovunque a Doha. Non circonda solamente la città, ma si integra con essa. Il deserto è tra una casa e l’altra. Costeggia strade, palazzi e grattacieli. Il deserto dona alla città un colorito pallido, giallastro.
E così dopo una settimana passata a Doha si finisce per credere di poter sintetizzare tutto con tre colori.
Il Bianco.
Il Nero.
Il Sabbia.
Però poi arriva il tramonto, e la città si dipinge di un rosso acceso. Il deserto sembra diventare incandescente. Il cielo si colora di rosa.
Si comincia a conoscere le persone, a parlare con la gente, a scoprire le loro storie. E tra il bianco e il nero si aggiungono infinite sfumature di colori.
Doha è fatta così. E’ un arcobaleno di colori nascosto sotto la sabbia. Si, perchè la sabbia si infila ovunque e ricopre ogni cosa. Ci prova a rendere tutto uguale, ma fortunatamente non ci riesce. Bisogna solo avere la pazienza e la curiosità di scavare un pò più a fondo.
Ed è quello che io proverò a fare.
Chiara Amodeo
[immagini scattate da Chiara Amodeo]