Nel dialogo Crizia e nella Repubblica Platone richiama spesso la figura mitologica di Atlantide inizialmente simbolo dell’organizzazione razionale dello Stato finirà poi per collassare nei mari a seguito della corruzione dilagante e del malcostume che in essa si è annidato.
L’interrogarsi sul “buon governo” e sulla possibilità della salvezza conseguente all’assunzione di Leggi rivolte al Bene è un elemento proprio della Filosofia Occidentale e presente anche nella tradizione biblica basti pensare all’esempio costituito da Sodoma e Gomorra.
Solitamente di fronte all’incremento della corruzione e alla violazione di Leggi considerate divine o naturali (in alcuni casi i due aspetti sono sinonimi) intervengono cataclismi e fenomeni eccezionali che comportano la distruzione di un sistema ormai in declino.
La storia, anche quando è inventata, è una severa maestra e l’eco degli antichi giunge sino a noi mettendoci in guardia relativamente alle conseguenze di un aumento della corruzione e dalla perversione delle Leggi che sono condizione per la convivenza pacifica e lo sviluppo virtuoso di una società.
A un incremento della pervesione morale non può che conseguire un inevitabile collasso sistemico, quando la Politica non è più volta al Bene, ma si corrompe le conseguenze non possono essere che l’estinzione di quel sistema stesso.
Proviamo a vedere cosa succede oggi in Italia?
L’ambito della Pubblica Amministrazione in Italia, diversamente comunque da molti altri paesi europei, ha scarsissimo rispetto per il merito delle persone e per le loro competenze, anzi la preparazione delle persone e le loro capacità sono molto spesso inversamente proporzionali al fatto che possano fare quella che si dice “carriera”. Sicuramente nel settore privato, ad esempio in un’azienda, non verrebbero mandati avanti i più incapaci, che certo non gioverebbero al suo profitto ed anzi rischierebbero di fare danni. Nella Pubblica Amministrazione invece purtroppo ancora oggi e per certi versi oggi ancora di più che nel passato vai avanti molto spesso perché un tuo parente già inserito nell’apparato mette per te una buona parola, perché stabilisci relazioni a volte anche molto intime con qualche Dirigente, perché fai parte di un certo partito politico ed anzi decidi a maggior ragione di iscriverti a questo. Sono queste le cose che bisognerebbe avere il coraggio una volta per tutte di portare alla conoscenza di tutti i cittadini, perché anche questi sono dei veri e propri scandali, nascosti, sopiti, celati sotto una patina di totale normalità per far credere ai cittadini che tutto sia fatto secondo legalità. Così anche qui chi detiene il potere molto spesso lo utilizza a proprio uso e consumo, o lo mette a disposizione della cerchia delle persone che gli vanno bene.
Si parla tanto di meritocrazia, ma finché saranno i politici a determinare le carriere, in particolare quelle della Dirigenza, ciò non è e non sarà possibile in quanto il politico non cerca gente capace, ma solo gente obbediente. Infatti gli incarichi dirigenziali o apicali delle carriere direttive sono attribuiti dagli organi politici, e quindi il margine di discrezionalità è ampio. Addirittura i politici possono nominare Dirigenti esterni, quindi non dipendenti dell’Ente, che pertanto non hanno superato alcun concorso pubblico, ma sono giudicati “capaci” solo per meriti politici. Quale è quindi il ruolo di questi Dirigenti nell’Amministrazione Pubblica? Quello di organizzare le attività per rendere un servizio migliore al cittadino oppure controllare e quando serve dirottare iniziative e finanziamenti dove fa più comodo al politico in base a logiche elettorali, partitiche, territoriali o familistiche?
Le cronache di questi giorni forse ci possono dare un quadro realistico di come funzionano certi meccanismi nella Pubblica Amministrazione.
Un funzionario o un Dirigente integerrimo, ligio alla Legge, che non cede a pressioni e non si adegua, pensate che sia valorizzato quando si tratterà di riconoscere benefici economici o di carriera?
Ma perché pensate che la Pubblica Amministrazione ricorra così pesantemente ai consulenti? Non è solo per distribuire prebende, ma è un disegno funzionale alla logica partitica, perché quello che non è possibile far passare dagli uffici viene bypassato attraverso questi incarichi esterni che vengono regolarmente reiterati. Tutto questo comporta un duplice spreco di denaro pubblico, si paga profumatamente il consulente per incarichi che potrebbero essere svolti benissimo dai dipendenti e si allocano risorse non dove servono, ma dove sono più funzionali alle logiche politiche.
Attenzione poi alla problematica di stabilizzare i precari perché ci sono “precari veri” e “precari raccomandati”. Come si diventa precari nella Pubblica Amministrazione? Ci sono due possibilità: si entra in base ad una selezione o ad un concorso pubblico e questi sono i “precari veri” con contratti a tempo determinato , mentre altri lavorano semplicemente su chiamata grazie ai buoni uffici del Dirigente o del Politico di turno. Questi ultimi ovviamente saranno i primi ad essere stabilizzati con concorsi riservati e su misura.
Da questa situazione desolante sarà possibile uscire solo sottraendo in particolare la Dirigenza al controllo politico, quindi solo realizzando una vera ed autentica terzietà nella valutazione delle capacità e competenze del personale pubblico. Anche i criteri di reclutamento devono essere ispirati a questa terzietà e quindi è necessario un rispetto rigoroso della Costituzione: si accede alla Pubblica Amministrazione solo per Concorso Pubblico.
A tal fine i componenti delle Commissioni dovrebbero essere sorteggiati da un elenco che fosse il più ampio possibile, e non scelti dagli organi politici, dovrebbe essere sempre garantita la presenza di esperti esterni sorteggiati sulla base di un Albo.
La valutazione periodica del personale per premiare giustamente i più capaci e dediti al lavoro deve essere affidata ad un organismo esterno all’Ente, queste valutazioni devono essere basate su criteri di efficienza e di oggettivo miglioramento dei servizi anche in relazione alla comparazione con quanto avviene all’estero.
Dovrebbe essere ripristinato il ruolo per i dipendenti pubblici in modo tale da sottrarre le nomine alla politica con l’obbligo di rotazione periodica obbligatoria degli incarichi al fine di evitare posizioni di potere consolidato che possano dare agio a fenomeni di corruzione.
Riusciremo a invertire la rotta che il nostro Paese ha imboccato o siamo destinati a “essere inghiottiti dai mari” della mediocrità?
Matteo Montagner
[immagini tratte da Google Immagini]