22 marzo 2015 Ospite

Amore cosmopolita

Spesso si parla in malo modo della società moderna come priva di amore, individualista e vuota, utilitarista portata solo al consumo del singolo, ma prima ancora di entrare in quel vasto campo delle possibili soluzioni bisogna capirne prima la causa.
Se vogliamo prendere per buona questa citazione di Leopardi:
quanto sia vero che l’amore universale, distruggendo l’amor patrio, non gli sostituisce verun’altra passione attiva, e che quanto più l’amor di corpo guadagna in estensione tanto perde in intensità ed efficacia, si può considerare anche da questo, che i primi sintomi della malattia mortale che distrusse la libertà” (pensieri di varia filosofia è bella letteratura. Pagina 457)
allora possiamo immaginare la globalizzazione dell’amore cosmopolita come un telaio che tessendo estende troppo il tessuto sfilacciandone le maglie più sensibili senza rinforzarle adeguatamente, perché se si è cittadini del tutto non si è più cittadini di niente lasciandosi tirare e perdendo l’intensità della vita. Perdendo quei legami con la terra propria, che davano quella passione attiva di unione in un gruppo, ci si ritrova legati solo dal consumo globale e dall’utilizzo del nuovo gadget elettronico uscito. È la morte anche del sogno illuminista di generare quel cittadino che dotato di coscienza e ragione libera esprime la sua individualità in un contesto di comunione tra i popoli, ma invece di una patria unica per tutti ci si è divisi in tante piccole patrie quante sono le persone che non provano amore altro che per se stessi e ci si ritrova uniti solo in quel unico modo di agire consumando conformandosi a quel matrix mediatico che poco spazio dà alla ragione.
Loris Fagaraz
Quarantenne di Santa Lucia, né giornalista né studente né scrittore ma un elettricista.
[Immagini tratte da Google Immagini]

 

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